COLETTE da Wikimedia

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Colette-1.jpg

Colette scrisse una ottantina di libri, ma non solo per questo è un vero e proprio mito letterario, soprattutto in Francia, dove in vita è stata insignita delle più importanti onorificenze accademiche ed è stata la prima donna a ricevere funerali di stato. Tutto questo, nonostante una vita privata licenziosa e ricca di scandali. Sidonie-Gabrielle Colette nacque a Saint-Sauveur en Puisaye il 28 gennaio 1873. Colette era il cognome del padre, il capitano a riposo Jules-Joseph Colette (zuavo, aveva perso una gamba nella battaglia di Melegnano), sposato con la vedova Adèle-Eugénie-Sidonie Landoy, detta Sido. La madre di Colette era una donna molto intelligente e sagace, ma anche stravagante: femminista, atea, non aveva timore di disturbare il parroco di Saint-Sauveur con il suo cane o nel leggere un libro di Corneille nascosto nel messale. La famiglia della futura scrittrice era “allargata”, visto che vi era una sorellastra di primo letto, Juliet ( 1860-1908),  un fratellastro, Achille (1863-1913) e un fratello naturale, Leopoldo (1866-1940).  La famiglia Colette viveva nella campagna della Borgogna e la piccola Garielle fu molto amata dai suoi genitori. La sua bellissima infanzia è rievocata nel romanzo La Maison de Claudine. Gabrielle cominciò giovanissima a leggere i classici e a prendere lezioni di francese da suo padre, che era un grande lettore. Sembra però che sua madre, Sido, amasse il lusso e spendesse molto, per cui la famiglia dovette affrontare seri problemi finanziari e lasciare Saint-Sauveur per stabilirsi, nel novembre 1891, a Châtillon-sur-Loing, in una casa più piccola. A venti anni Gabrielle incontrò Henri Gauthier Villars, detto Willy, un tipico dongiovanni della Belle Epoque parigina, che aveva quattordici anni più di lei. Si sposarono il 15 maggio 1893. Willy introdusse la moglie nella Parigi mondana, che sorprendeva Colette, più che affascinarla, essendo lei molto giovane ed abituata a vivere nella tranquilla campagna borgognese. Willy era un uomo molto in vista nell’ambiente artistico parigino, amava essere al centro dell’attenzione, provocare e scandalizzare. Essendo editore, pubblicitario, giornalista di satira di costume e critico musicale, veniva avvicinato da molti aspiranti scrittori di romanzi in cerca di editore: Willy pubblicava questi lavori, firmandoli come autore. Fu così che chiese anche alla moglie, che spesso diceva di annoiarsi a Parigi ed era depressa per i continui tradimenti di lui, di scrivere per lui un romanzo sul genere di “Le petit Chose” di Alphonse Daudet, che al tempo andava molto di moda. Nacque così, nel 1900, Claudine à l’école, scritto da Colette e firmato da Willy. Fu un grande successo e ad esso seguì tutta la serie dei libri, piuttosto osé per il tempo, della protagonista Claudine: Claudine à Paris , Claudine en menage e Claudine s’en va. Willy, abile pubblicitario, seppe trasformare il personaggio di Claudine in un marchio commerciale che poi mise in vendita, ad uso di fabbricanti di oggetti vari (moda e profumi alla “Claudine”), o trasposizioni teatrali, per cabaret e caffé-concerto. La coppia Willy-Colette, nonostante fosse onnipresente nelle riunioni della Parigi intellettuale e artistica di inizio secolo, cominciò però presto a sfaldarsi, per i continui tradimenti di lui, cui lei rispondeva con amori saffici, che il marito non riteneva dei veri tradimenti. La goccia che fece traboccare il vaso nella coppia fu la scoperta che Georgie Raoul-Duval, affascinante moglie di un miliardario americano con cui Colette aveva stretto una relazione intima, in realtà aveva una relazione in contemporanea anche con suo marito Willy.  Nel 1906 i due si lasciarono. Colette strinse allora amicizia con Mathilde de Morny detta Missy, marchesa di Belbeuf, più anziana di lei di dieci anni, che prediligeva abiti e atteggiamenti maschili. La relazione con Missy fu molto chiacchierata, anche perché le due donne non facevano assolutamente nulla per nascondere il legame omosessuale che le univa. Una sera del 1907, Colette e la marchesa scioccarono il pubblico al Moulin Rouge, quando cominciarono a scambiarsi baci profondi sul palco, in occasione della pantomima Rêve d’Égypte: dopo la seconda rappresentazione il prefetto vietò lo spettacolo. Missy era molto prodiga di regali verso Colette, cui regalò anche una casa a Rozven, ma la loro relazione finì, quando nella vita di Colette tornarono di attualità dei personaggi maschili. Questo periodo della vita ispirò Colette nello scrivere La Vagabonde, pubblicato nel 1910 (che per poco non vinse il prestigioso premio Goncourt) e L’Envers du music-hall, del 1913. Intanto, per guadagnarsi da vivere, incoraggiata dal comico e mimo Georges Wague, Colette aveva iniziato nel 1906 una carriera nei music-hall, dove mimava donne orientali in abiti molto leggeri (la prefettura vietò la sua pantomima in cui appariva nuda sotto una pelle di pantera). Si esibì a Parigi al Marigny, al Moulin Rouge, al Bataclan e in altre città di provincia. Dopo il definitivo divorzio dal marito, nel 1910,  Colette fu ammessa alla Société des Auteurs e questo fu il primo passo per intraprendere una serie di azioni legali contro l’ex, che le permisero di inserire anche il suo nome nella serie Claudine, ottenendo anche una percentuale sulle vendite, oltre che i diritti dei due romanzi Minne, anch’essi pubblicati a nome del marito, che vennero fusi in un unico, nuovo, romanzo, pubblicato con il titolo L’ingénue libertine. Iniziò in questo periodo anche le sue collaborazioni giornalistiche con il Paris-Journal e Le Matin, Nel 1912 morì la signora Sido e due mesi dopo, il 19 dicembre 1912, Colette si sposò, incinta,  con Henry de Jouvenel, co-direttore del giornale “Le matin” . Il 3 luglio 1913, da questa unione, nacque una bambina, che i genitori chiamarono  Colette Renée, detta affettuosamente “Bel-Gazou” (Bel Cinguettio), che fu però presto affidata ad una governante inglese e allevata in campagna, a Castel-Novel, lontana dalla madre, la quale si manteneva in contatto con la figlia soprattutto per corrispondenza. (Bel Gazou fu la protagonista della storia La Paix chez les bêtes del 1916). Con lo scoppio della prima guerra mondiale, Colette andò  a trovare il marito al fronte, a Verdun, per portargli provviste alimentari e scrivere dei reportage che la porteranno anche in Italia, dove conobbe D’Annunzio. Nel 1919 uscì Mitsou  (Mitsou ou Comment l’ésprit vient aux filles) apprezzato anche da Marcel Proust, che ne scrisse: “Ho un poco pianto stasera, per la prima volta dopo molto tempo, eppure da un pezzo sono oppresso da dispiaceri, da sofferenze, e da seccature. Ma se ho pianto non è per tutto questo, è leggendo la lettera di Mitsou… Le due lettere finali sono il capolavoro del libro”. Quando, dopo la guerra, Henry de Jouvenel riprese il suo lavoro di direttore a Le Matin, Colette venne nominata caporedattore della sezione letteraria e di critica teatrale. Poco dopo, Colette iniziò una storia con il figlio di primo letto di suo marito, che aveva allora sedici anni, Bertrand. Lei aveva 47 anni quando iniziò questa relazione, che durò cinque anni e si consumò in viaggi e in incontri clandestini in un piccolo appartamento preso in affitto da Colette. Nel 1920, ispirato a questa storia, venne pubblicato a puntate il romanzo Chéri, che suscitò scandalo, anche se fu apprezzato da André Gide, che lo commentò con queste parole: “Da un capo all’altro del libro, non un cedimento, non una ridondanza, non un luogo comune”e anche “Che splendido argomento è quello che ha scelto! E con quale intelligenza, padronanza e conoscenza dei segreti meno confessati della carne”. Lo stesso anno Colette venne insignita della Legion d’onore, con il grado di Cavaliere. Questi sono gli anni di “apprendistato”, come li chiamò la scrittrice nel libro autobiografico del 1936, Mes Apprentissages. I suoi maggiori successi vennero tuttavia a partire dagli anni venti e seguirono due filoni: quello che narrava la vita della giovane generazione un po’ depravata del dopoguerra (Chéri, 1920 e La Fin de Chéri, 1926​​ e Le Blé en herbe 1923). Il secondo filone guardava invece al suo passato, descrivendo la campagna della sua infanzia incantata, lontano dai piaceri e dalle disillusioni delle relazioni amorose (La Maison de Claudine, 1922 e Sido, 1930). Nel 1923 uscì a puntate su Le Matin, Il grano in erba (Le blé en herbe), la cui pubblicazione venne interrotta per scandalo dopo quattordici puntate.  Lo stesso anno il libro venne pubblicato in volume e fu questo il primo libro firmato solo Colette.  Nel frattempo, travolta dallo scandalo causato da questa relazione quasi incestuosa di lei e dai tradimenti di lui, Colette e il marito iniziarono le trattative per il divorzio. L’anno successivo Colette abbandonò il giornale del marito e cominciò a scrivere per Le Figaro, vivendo dei proventi da giornalista e continuando a pubblicare altri libri (La Femme cachée e Aventures quotidiennes). Nel 1925 la scrittrice portò in tournée la commedia Chéri, di cui Maurice Ravel musicò l’opera. In occasione di questo spettacolo, a Montecarlo, Colette conobbe Maurice Goudeket, un commerciante di perle di origine ebrea, che diventerà il suo terzo marito. L’ultima fiamma di Colette era più giovane di lei di circa quindici anni; con lui la scrittrice fu molto felice e andò a vivere al Palais-Royal, sotto le gallerie di Philip-Egalité. Nel 1926 uscì La fine di Chéri (La fin de Chéri), il seguito di Chéri, nel quale il protagonista, perseguitato dai ricordi del suo amore per “Léa” muore suicida. Colette  continuò a lavorare in teatro teatro, nella parte di “Renée” in La vagabonde, opera tratta dal suo omonimo romanzo. E’ interessante notare che questa donna, libera nei costumi e emancipata, fosse di fatto contraria al movimento di liberazione della donna. Nel 1927 Walter Benjamin, filosofo, scrittore e critico letterario, la intervistò e le chiese cosa pensasse del nascente femminismo, per un giornale tedesco. E lei rispose: ‘Sapete che quando le donne acquisiscono potere sono assolutamente orribili. Sono peggio degli uomini. E non solo questo. Anche se conosco molte donne intelligenti e competenti, che potrebbero essere fantastici giudici e ministri, comunque hanno il loro ciclo ogni mese. Ed è risaputo che non si possono prendere decisioni quando si ha il ciclo’. Nel 1928 uscì La nascita del giorno (La naissance du jour), una serie di ricordi familiari, in particolare di sua madre. Sempre nel 1928 venne promossa al grado di Ufficiale della Legion d’onore. In questo periodo Colette si dedicò anche alla pubblicità:  nel 1926 scrisse una pubblicità in versi per le Pellicce Max, cui seguì un testo per la Fiera del Bianco di un grande magazzino e nel 1933, per le macchine Ford e concesse l’impiego del suo volto e del suo nome per la pubblicità delle sigarette Lucky Strike. Nel 1930 uscì Sido, il romanzo di ricordi su sua madre e, durante un viaggio in crociera, iniziò a scrivere Ces plaisirs… (il futuro Il puro e l’impuro) e pubblicò Histoires pour Bel-Gazou. Nel 1931 morì l’ex marito Willy e Colette si fece notare per la sua assenza ai funerali. Lo stesso anno uscì un film tratto da La vagabonda, con la sceneggiatura di Colette, primo film sonoro in Francia. Uscì anche Ces plaisirs…, a puntate, sulla rivista Gringoire, ma per la scabrosità dell’argomento, la pubblicazione venne interrotta dopo solo tre puntate. Nel 1932 Colette, a causa della crisi economica, aprì un istituto di bellezza nel quale distribuiva consigli di make-up e di bellezza alle ricche donne parigine, che truccava personalmente.  L’impresa ebbe successo e ad essa seguirono quattro succursali e altri negozi che vendevano prodotti e i cosmetici pubblicizzati e curati da Colette, con la sua immagine nelle etichette, disegnata da lei stessa. Nel 1933 collaborò ad una sceneggiatura per il cinema, divenne critico teatrale per Le Journal, e pubblicò La gatta (La chatte). Nel 1935 si sposò con Goudeket e  e con lui partì per il viaggio di nozze in America, dove era inviata speciale per Le Journal.  Lo stesso anno anche sua figlia Colette si sposò, per separarsi poi, con grande scandalo, poche settimane dopo il matrimonio. Nel 1936 la scrittrice divenne Commendatore della Legion d’onore e venne ufficialmente eletta membro dell’Académie royale belge de langue et de littérature françaises. Nel 1938 iniziò a collaborare con Paris-Soir. Nel 1939 le venne diagnosticata un’artrosi all’anca. Allo scoppio della seconda guerra mondiale collaborò anche per Radio Paris-Mondial, assieme al marito. Quando i nazisti entrarono a Parigi e cominciarono a prelevare ebrei da inviare nei campi di internamento, tra questi vi fu anche Maurice. Colette riuscì a farlo liberare, grazie alle sue influenti conoscenze, anche se il marito uscì da questa esperienza in condizioni fisiche disastrose. Nel 1943 l’artrosi di cui soffriva la scrittrice peggiorò e finì in seguito per immobilizzarla  completamente. In questi anni Colette, che amava mangiare ed anche cucinare, pesava circa 90 chili, ma riusciva comunque a rendersi affascinante. Nel 1945 Colette venne eletta membro dell’Académie Goncourt, seconda donna dopo la scrittrice Judith Gautier. Nel 1948 si occupò della raccolta dell’intera sua opera per l’edizione Le Fleuron, diretta dal marito, e pubblicata poi in 15 volumi (Œuvre complete, 1948-1950). Nel 1949 la fama di Colette  era già elevatissima. Era infatti considerata un “monumento delle lettere francesi, istituzione vivente, testimone del tempo”. Nel suo appartamento al Palais-Royal Colette, semiparalizzata,  riceveva visite e  lavorava. Divenne Presidente dell’Académie Goncourt e pubblicò Le fanal bleu e il suo ultimo libro, En pays connu, una raccolta di scritti. Nel 1951, tornata a Montecarlo sempre in cerca di cure, notò all’Hôtel de Paris una giovane attrice, Audrey Hepburn, e la scelse personalmente per interpretare la commedia Gigi, l’ultimo dei capolavori di Colette (scritto sulla carta azzurrina che lei preferiva, con una batteria di penne stilografiche sottomano e una lampada velata di azzurro, il suo fanal bleu). Il romanzo fu infatti portato sullo schermo da Audrey Hepburn e fu un successo mondiale. L’anno seguente le sue condizioni di salute peggiorano sempre di più. Nel 1953 in occasione dei suoi 80 anni, l’idolatrata Colette ricevette altri tributi e onorificenze, quali la medaglia della Città di Parigi, l’elezione a membro onorario del National Institute of Art and Letters di New York, e il grado di Grand’Ufficiale della Legion d’onore. Nel 1954, giunta al termine della sua lunga malattia, circondata dai suoi gatti, nel bellissimo appartamento del Palais Royal, con Parigi ai suoi piedi, Colette morì, il 3 agosto. La Chiesa cattolica, che non aveva mai apprezzato i suoi romanzi, né il suo stile di vita, rifiutò i funerali religiosi. Ciò nonostante Colette, prima donna in Francia, ricevette le esequie di stato nella corte d’onore del Palais-Royal. È sepolta nel cimitero di Père Lachaise. La sua vita potrebbe sembrare un romanzo, un film. Sono ormai passati molti anni dalla sua morte, ma per chi ha amato questo straordinario personaggio abbiamo una notizia:  il 6 dicembre 2018 uscirà finalmente nelle sale il film biografico Colette, con Keira Knightley, regia di Wash Westmoreland. Giuliana Proietti Immagine: Wikimedia

Tratto dal sito psicolinea.it, online dal 2001: https://www.psicolinea.it/colette/