Visita culturale del 10 novembre 2021

              Santuario della Madonna della Bianca – Castello e Chiesa San Giacomo

 Che bello ricominciare!! Siamo usciti da un periodo di oscurantismo e finalmente siamo approdati alla luce e alla libertà! L’esagerazione è voluta per dare il giusto significato alla prima uscita culturale ed altro dell’Anno Accademico 2021/2022. Altro sta per il fatto che, con un giorno d’anticipo, festeggiamo San Martino con una merenda e una Castagnata. Riusciamo sempre al doppio scopo di aggiornamento culturale e a quello ludico che ci permette  un piacevole scambio di idee e sensazioni, ed essendo la prima uscita, la possibilità dell’integrazione con i nuovi Soci. Il tempo ci è stato favorevole offrendoci una giornata non piovosa e con una temperatura giusta. La Direttrice in gran forma, dopo alcune preoccupazioni che l’avevano fatta temere di non poter venire, e con il suo spirito organizzativo ineguagliabile! Alle 15,00 la prima imbarcata dei Soci che avevano scelto il pullman come soluzione ed a seguire le altre due soste alle Logge e a Viale Matteotti per essere puntualmente alle 15,30 al Santuario della Madonna della Bianca. La Direttrice sempre preoccupata che nessuna pecorella si smarrisse si è posizionata a San Giacomo per indirizzare chi, non aggiornato con il nuovo appuntamento, e veniva con il proprio mezzo, dovessero essere dirottate al nuovo punto di raccolta. Il dott. Agostino Lucidi, gran Maestro accogliendo tutti con la sua proverbiale pazienza e gentilezza iniziava la descrizione della prima cosa da visitare in programma la Chiesa Santuario della Madonna della Bianca

Santuario della Madonna della Bianca

Una primitiva edicola eretta dagli abitanti di Campello a margine della strada principale che dal castello giungeva a Spoleto, in zona boschiva chiamata “La Macchia”e che conteneva un’immagine della Madonna col Bambino dipinta da un modesto pittore, fu fin dall’origine oggetto di venerazione da parte della popolazione. Chiamata inizialmente “Madonna del Soccorso” e poi “Madonna della Misericordia” ed infine “Madonna della Bianca”. Per distinguerla dal santuario della Madonna della Bruna eretta nel 1512 vicino a Castel Ritaldi e dalla chiesa di Santa Maria di Pietrarossa. Fu subito oggetto di grande venerazione tanto che, nel 1515/1516, fu trasformata in cappella con altare. Dopo vari episodi giudicati miracolosi fu autorizzata dal vescovo di Spoleto Eroli nel 1516, in vera e propria chiesa. I lavori si protrassero lentamente, ma nel 1536 giunsero praticamente alla fine. Nel seicento la chiesa fu fiancheggiata da una costruzione con funzione di locanda per il ricovero e la sosta dei pellegrini. Nel 1797 l’architetto Giuseppe Valadier tracciò i disegni dell’altare maggiore e di quelli minori laterali.                                                                                         Esternamente si presenta di semplice struttura, al centro si apre il portale sobrio ed elegante con simmetrica semplicità che ricorda la facciata del Tempietto. Il portale è sormontato da un finestrone circolare.                                                                                                                            Internamente la chiesa è a navata singola, nel primo altare di sinistra vi è una tela fine XVII secolo con Madonna col Bambino coronata da angeli e circondata da quattro santi. Sull’altare della crociera di sinistra una tela con la Madonna col Bambino tra angeli e in basso San Francesco e Sant’Antonio da Padova: sopra l’altare maggiore l’affresco che diede origine alla chiesa, Madonna col Bambino. Nel catino absidale grande affresco di Fabio Angelucci da Mevale di Visso (1574).  Vi è l’Incoronazione di Maria da parte dell’Eterno e di Cristo con personaggi del Vecchio e Nuovo Testamento. Sulla crociera di destra, sopra l’altare, una tela del XVII secolo con la Madonna col Bambino e Santi. In Sacrestia preziosi arredi sacri e mobili con affreschi del primo ‘500 di scuola de lo Spagna o de lo Spagna stesso, raffiguranti la Natività e l’Annunciazione, un tempo posti ai lati dell’altare maggiore.  

Terminata la visita alla chiesa si ripartiva alla volta di San Giacomo per la visita all’omonima chiesa e al suo Castello

Chiesa di San Giacomo

Le vicende che hanno coinvolto la chiesa di San Giacomo sono note a noi spoletini. Durante il restauro nel novembre 2010 si ebbe un grave crollo che in quel momento sembrò irreparabile: Per fortuna con un lungo e attento lavoro si è potuto riportare la chiesa con le sue meravigliose opere al primitivo splendore. La chiesa già esistente nel XII secolo era lungo la via che da Spoleto portava verso il nord e che assunse particolare importanza per l’abbandono dell’antico percorso romano più a ovest. Ciò permise di determinare un nucleo in torno al quale poi è sorto il più recente abitato e il castello quattrocentesco. Vi era anche una struttura ospedaliera poi aggregata al più importante Ospedale della Stella di Spoleto.  Nel 1568 vennero costruite le due navate laterali in aggiunta alla primitiva struttura. Come accennato nel settembre 2010 mentre erano in corso i lavori di restauro, crollò la navata centrale, ma dopo 6 anni è stata riaperta al pubblico avendo ripristinato tutto il suo splendore. L’interno è a tre navate, nella seconda cappella della navata di sinistra vi è la Madonna del Rosario con Bambino e sotto un gruppo di Santi in preghiera, intorno 15 riquadri dei Misteri del Rosario di Hendrick van der Broek detto Arrigo Fiammingo. Nel tratto nel quale si accede in sagrestia si trova l’Adorazione dei Magi del 1601 del Maestra di Poreta e sopra la tela è affrescato Dio Padre Benedicente. Nel presbiterio, ai lati dell’abside si aprono due cappelle interamente affrescate, in quella di sinistra Madonna col Bambino in gloria fra gli Angeli e in basso San Gregoria, San Sebastiano e San Rocco, realizzati su disegno de Lo Spagna e realizzati da Bernardino da Assisi e da Dono Doni di Assisi. Nella parete absidale Sant’Apollonia a destra e Santa Lucia a sinistra, sopra in due tondi L’Annunciata e l’Angelo Annunciante. L’intera abside è affrescata da Lo Spagna con uno splendido ciclo di affreschi.                                                                                                    Nel semicatino Incoronazione di Maria Vergine tra angeli e santi, nel catino San Giacomo Maggiore tra due rappresentazioni del Miracolo dell’Impiccato e dei galli, a sinistra il Santo sostiene il pellegrino impiccato, a destra il miracolo dei galli di Santo Domingo de la Calzada a dimostrare l’antico legame con le vie di pellegrinaggio in Europa. Una versione narra che una coppia di pellegrini tedeschi si stava recando con il giovane figlio in pellegrinaggio a San Giacomo di Compostela e si fermò presso un’osteria, La figlia dell’oste si invaghi del giovane che però la rifiutò, lei per ripicca nascose una coppa d’argento nella bisaccia del giovane e lo accusò di furto, riferendolo al padre che ritrovata la coppa fece condannare all’impiccagione il giovane tedesco. I due genitori disperati, non potendo fare nulla, proseguirono il loro cammino, ma durante la notte sognarono che il figlio impiccato veniva sostenuto miracolosamente e salvato da San Giacomo. Tornati precipitosamente indietro si recarono al Bargello che aveva emesso la condanna che stava a tavola e aveva sul piatto due galli cotti. Il bargello sbottò dicendo “Come quei galli che sono sul piatto” a quelle parole i galli ripresero vita e cantarono. Venne in questo modo capito l’errore e il giovane fu scarcerato. Nella cappella di destra Madonna circondata da Angeli, San Pietro, Sant’Antonio Abate e San Bartolomeo su disegno e Lo Spagna ed eseguito da Bernardino da Assisi e da Dono Doni di Assisi. In fondo alla navata un affresco del 1575 di Fabio Angelucci da Mevale La Deposizione dalla Croce ad opera degli apostoli, ai piedi della Croce la Madonna svenuta soccorsa dalle pie donne. Sempre nella navata di destra le cappelle della Santissima Concezione del 1600 con in alto la Madonna coronata da due angeli ed in basso San Giovanni e San Francesco ed in torno quindici tavole dipinte.                                                                                          

 Ultimata la visita ci si spostava davanti al Castello che è posta di fronte la Chiesa.

Castello di San Giacomo

Nel 1378 nel terreno lasciato libero dall’Ospedale della Stella di Spoleto fu possibile costruire un castello che potesse mettere fine ai continui danni cui la popolazione era soggetta dalle scorrerie e delle ruberie di bande armate. Poco alla volta il nucleo abitato iniziò ad accrescersi anche al di fuori delle mura castellane. Nel 1568 la popolazione era aumentata tanto che il parroco, Felice Mensurati, fece ampliare, come abbiamo visto nella visita, la chiesa con due navate laterali.  Il nucleo abitativo continuò a crescere grazie ai fiorenti commerci e produzioni locali e con la stabilità raggiunta dagli stati della chiesa e venendo a cessare le esigenze difensive, il castello gradualmente si trasformò da centro fortificato a nucleo agricolo, le torri furono sopraelevate e dotate di colombare e le mura utilizzate come supporto per abitazioni.                                                                                                     

Sul fronte principale le due alte torri, con coronamento a colombara, proteggono l’antica porta del castello, accanto un’altra porta di più recente costruzione. L’interno non è stato possibile visitarlo per lavori in corso che avrebbero reso difficile la visita ad un gruppo numeroso quale eravamo. La nostra preziosa  guida Agostino ci spiegava come l’interno mantenesse l’antico tessuto edilizio originario con due filari di alte case a schiera addossate alle mura e da un nucleo centrale purtroppo ammalorato dopo il sisma del 2016. Interessanti le informazioni riguardanti lo sviluppo del comune dovuto alla posizione geografica, alla campagna circostante e alla operosità dei cittadini che ne hanno fatto nel tempo un centro che fu definito” la Parigi” per il suo benessere e la brillante vita del centro. Ne fanno testo il fiorire di molteplici ville signorili; Villa Piccioli, Villa del Rio, Villa Piperno, Villa Umbra. Su questa ultima villa si aggira, come raccontatoci dal caro Agostino, il fantasma della Bella Rosa con la testa in mano. Si narra infatti che la bella ragazza, nel 1559, andata in sposa giovanissima e contro la sua volontà a Giacomo Clarici, allora proprietario della villa, fu ingiustamente accusata di avere ucciso il marito e decapitata, ma poco tempo dopo arrivò la scoperta del vero assassino. Ma in questo caso non si verificò il miracolo del quale abbiamo visto l’esito nell’affresco de Lo Spagna nella Chiesa di San Giacomo.

Ristorante il caminetto

La serata, come previsto, terminava con una riunione conviviale al ristorante il Caminetto nella vicina località di Campello, con antipasti, giro pizza, castagne (pochine), dolce e caffè, si chiudeva così la prima uscita culturale dell’Anno Accademico 2021/2022, in allegria e in piacevole conversare.

Appuntamento alla prossima visita culturale del 1 dicembre p.v.