Il Presidente Augusto Dal Miglio racconta l’Uscita a Gubbio

Il Presidente racconta in modo magistrale la nostra Visita Culturale a Gubbio,   mercoledì 28 novembre 2018

Dopo il grande successo della Visita effettuata a Ferentillo, per San Martino, alla quale non ho potuto partecipare, per problemi che mi hanno impedito di essere fra i cento Soci che sono partiti in due pullman e con diverse auto private, non immaginavo che, lo stesso slancio partecipativo portasse un alto numero di Soci, anche per la seconda uscita, ad iscriversi per la visita culturale a Gubbio. Certo le modalità sono variate, non è possibile assicurare una buona partecipazione alle visite a gruppi che superino le cinquanta persone. Problemi logistici che nascono già lungo il percorso per raggiungere la meta, intendo la fermata d’obbligo che viene effettuata per permettere di fare colazione e la possibilità d’usufruire delle toilette. Inoltre visitare luoghi museali o comunque dove è necessario di una spiegazione di quanto si vede a più persone, diventerebbe problematico, e molte persone si troverebbero nell’impossibilità di ascoltare la guida. Ecco quindi la necessità, nei casi di partecipazioni molto numerose, di istituire un secondo pullman, che in due giorni, alla distanza di una settimana l’una dall’altra, possano assicurare ai Soci, la possibilità di non perdere l’occasione della visita. Certo sempre che il numero dei Soci, che usufruiranno del secondo Pullman, arrivino almeno sulla trentina; questo per poter ammortizzare il costo del Pullman con un numero di Soci sufficienti a sopportare il costo relativo al mezzo.

Mi sono dilungato un poco su questo aspetto perché ci sono molti Soci nuovi, quest’anno, e probabilmente poteva sorgere in loro qualche curiosità su queste scelte, che ripeto, sono solo dettate da esigenze organizzative per un buon svolgimento delle visite e per la possibilità di avere un buon ascolto di chi spiega le varie fasi della visita.   Voglio anche spiegare la funzione che ormai da più di sette anni, svolgo, con eccezione di poche uscite alle quali per forza maggiore non ho potuto partecipare, che consiste nel fare un breve diario della visita.  Segnalo alcuni aspetti, in assoluta libertà intellettuale, di ciò che mi ha colpito, in termini di bellezze artistiche, di paesaggio e di vita conviviale che si stabilisce fra i Soci in occasione della pausa pranzo ed altro, senza avere la pretese di fare un trattato artistico o di fare una fotografia puntuale sui vari aspetti vissuti. Rimane così una traccia alla quale, con il passare del tempo, uno possa attingere per ricordare ciò che è stato visto o di particolari situazioni che si sono verificate.

Bene, fatte queste, forse noiose precisazioni,  mi appresto a cominciare il breve diario della giornata.

Partenza                                                                                                                              Come ormai da consolidata esperienza, all’appuntamento per la partenza a Piazza Vittoria alle 07,45, e a seguire agli altri imbarchi, non ci sono state problemi di sorta, e la ferrea organizzazione della Direttrice, Angela Fedeli, permetteva lo svolgimento e la partenza da Spoleto nei tempi previsti. Anche in questa fase devo precisare che i posti assegnati in partenza devono rimanere tali fino alla uscita da Spoleto. Poi successivamente i Soci possono trovare accordi fra loro per eventuali spostamenti.                          Prima di lasciare Spoleto, quindi conservare i posti assegnati.

Certo quello che scriverò sembrerà una cosa irriguardosa nei confronti della Santa Madre Chiesa, ma come definire, se non un miracolo, il tempo che ci ha accolto a Gubbio. Giornate di pioggia intense, esondazioni, nubifragi e la scoperta che sotto delle strade trafficatissime d’Italia coesistono in profondità, ma neanche troppo, fiumi che erodono e fanno inabissare improvvisamente l’asfalto con tutto ciò che c’è sopra. Bene a noi no! Le capacità divinatorie della nostra Direttrice, hanno, come sempre, assicurato anche questa volta una giornata di tregua e perfettamente adatta alla visita cultura che avevamo in programma. Aria frizzante, con un venticello di tramontana che contribuiva a tenere bassa la temperatura, senza creare difficoltà ai nostri spostamenti e visite.                                                      Come previsto, breve fermata per le varie necessità che si dovessero verificare, e per permettere anche di sgranchire le gambe.  Alla ripresa del breve viaggio il nostro Deus ex machina, Agostino, dava le indicazioni fondamentali su ciò che si sarebbe visto ed alcune indicazioni di ordine storico su Gubbio. All’arrivo a Gubbio, in perfetto orario sul programma, iniziavamo la visita, ma qui prima di cominciare trovo che sia necessario dare alcune indicazioni sulla città di Gubbio utilizzando abbondantemente quanto fornito da Agostino.

Gubbio                                                                                                                             

Si legge che Gubbio (Eugubium in latino, Ikuvium in Umbro), è un comune la cui superficie è la più vasta della regione e la settima dell’Italia, in parte confinante con la provincia di Pesaro-Urbino, alle falde del monte Ingino.     La sua importanza è in particolare dovuta dalla sua posizione sulle vie di comunicazione tra il Tirreno e l’Adriatico. Del periodo Umbro vi è la testimonianza delle Tavole eugubine scoperte nella metà del XV secolo e fatte proprie dal Comune  nel 1456, sette tavole di bronzo in parte in alfabeto umbro e in parte in alfabeto latino, ma sempre in lingua umbra (museo civico del Palazzo dei Consoli).  Alleata di Roma sin dal 295 a.C. ebbe la cittadinanza romana nell’89 a.C.    Nel  medioevo fu invasa dagli Eruli, distrutta dai Goti di Totila fu ricostruita con due potenti torri difensive, alle pendici del monte Ingino. Nell’VIII secolo ebbe a più riprese i longobardi. La città è legata a San Francesco con l’evento citato nei Fioretti di San Francesco con l’incontro con il lupo. A Gubbio ebbe asilo presso la famiglia Spadalonga e proprio ivi avvenne la sua conversione per avere vissuto insieme ai poveri e ai lebbrosi del posto. Gubbio ceduta alla chiesa da Pipino il Breve e Carlo Magno pur assoggettata ai vescovi si costituì in Libero Comune di fazione ghibellina. La sua politica espansionistica con la fondazione di Pergola fu vista dalla vicina Cagli un’ulteriore minaccia che si aggiungeva alla stessa Gubbio, che aveva su concessione imperiale lo strategico castello di Cantiano, che le permetteva di controllare i collegamenti sulla via Flaminia. Si determinarono così svariate alleanze e guerre con la stessa Perugia, che capeggiando undici città confederate assediarono  Gubbio nel tentativo di distruggerla, ma, nonostante le grandi difficoltà, portò ad una vittoria degli assediati e ciò fu attribuito all’intervento miracoloso di Sant’Ubaldo all’ora vescovo della città. Ma la rivalità con Perugia non si sopì fintanto che nel 1257 i perugini occuparono parte dei territori eugubini, successivamente restituiti con il trattato di pace del 1273. Vi furono periodi di pace, in cui Gubbio prosperò, crescendo urbanisticamente, economicamente e demograficamente.  Occupata dalle truppe Ghibelline di Uberto Malatesta e Uguccione della Fagiuola e della signoria di Giovanni Gabrielli, nel 1354 fu assediata e conquistata dal cardinale Albornoz per la chiesa. La situazione che la riconsegnò ai Gabrielli non migliorò la situazione economica e determinò la decisione della città di consegnarsi ai Montefeltro, duchi di Urbino. che le fecero perdere il titolo di libero comune ma le permisero un lungo periodo di tranquillità. I Montefeltro amanti dell’arte restituirono a Gubbio i privilegi e gli ordinamenti civili e la città rifiorì artisticamente ed è di questo periodo la costruzione del Palazzo dei Consoli. Salvo brevi periodi dei Malatesta e di Cesare Borgia, la città rimase ai Montefeltro. Nel 1508 subentrarono i  Della Rovere fino al 1631 e con la morte dell’ultimo erede, Francesco Maria II Della Rovere, come da testamento tutto passò allo Stato Pontificio. Le ultime  vicende vedono Gubbio nel 1860 annessa al Regno d’Italia e dal 22 dicembre dello stesso anno passò dalle Marche all’Umbria.

Visita alla Città di Gubbio – Piazza Grande, Palazzo dei Consoli, Palazzo Ducale                                  Arrivo in perfetto orario con il programma stabilito e in località strategica centrale, per cui, con una breve camminata, in vero in salita, si arrivava agli ascensori che ci avrebbero      rapidamente portati in quota, all’altezza della Piazza Grande, ove troneggia il Palazzo dei Consoli e il vicino Palazzo del Podestà. Lo spettacolo, favoriti anche dalla bella giornata, ci permetteva di godere della visione del possente Palazzo dei Consoli e spaziare sul panorama che si gode sulla città di Gubbio. Bisogna sapere che l’ardita realizzazione urbanistica. a testimoniare la grandiosità del progetto politico, è stata realizzata al centro del tessuto urbano in modo che i quattro quartieri cittadini risultassero adiacenti ai nuovi edifici. Per far ciò fu modificato lo stato naturale del terreno, costruendo la piazza pensile per collegare i palazzi.

Palazzo dei Consoli                                                                                                                Il complesso  del Palazzo dei Consoli, la Piazza Grande e il Palazzo del Podestà rappresenta una maestosa realizzazione urbanistica medievale. L’antico palazzo del governo, di stile gotico. Alto oltre 60 metri, domina la città con la torre campanaria e la loggia panoramica che si apre verso la grande piazza pensile Dal portale si accede alla grande sala con copertura a botte, l’Arengo che ospitava le assemblee cittadine in età comunale.                          Il Palazzo dei Consoli dai primi del novecento è sede del museo civico; con le sezioni pinacoteca, ceramiche, archeologia, orientale e risorgimento e custodisce nei locali dell’ex cappella le preziose Tavole eugubine.  L’interno oltre la sala dell’Arengo, presenta la cappella palatina e il piano nobile per le funzioni di governo dei consoli con affreschi, arredi lignei e fontane, che unitamente ai servizi igienici testimoniano l’alto grado di tecnologia delle maestranze. Il Museo illustra la storia e la cultura locale dalla preistoria al XXsecolo.                                           Oltre alle già menzionate Tavole Eugubine su cui è scritto il più importante testo in lingua umbra e la più estesa descrizione di riti religiosi che il mondo occidentale antico abbia restituito, è possibile ammirare la raccolta numismatica. Inoltre la raccolta di ceramiche vasellame farmaceutico. Le sale che ospitano la pinacoteca presentano dipinti su tavola e tela della scuola umbra dal tardo Duecento all’Ottocento. Fra le cose di grande interesse il Reliquario miniato (XIV sec), il Crocefisso ligneo di scuola giottesca, il Gonfalone di  Sinibaldo 4 Idi, seguace del Perugino, l’Immacolata Concezione di Francesco Signorelli. Il Palazzo dei Consoli fu costruito fra il 1332 e il 1349 su progetto di Angelo d’Orvieto secondo alcuni o dall’eugubino  Matteo Gattaponi prendendo come riferimento allo scomparso palazzo dei Capitani del Popolo in Arezzo. Palazzo a pianta rettangolare sfruttando l’andamento del terreno. La facciata verso la piazza, realizzata in conci di pietra. Nella parte superiore sei finestre con arco a tutto centro a coppie di due divise da lesene. La merlatura è sostenuta da archetti ogivali. Nella parte inferiore due bifore che fanno da cornice al portale in stile gotico con una lunetta con affresco del XVI secolo alla quale si accede da una scalinata a ventaglio.  Sulla facciata è posta la gabbia di ferro che era usata per esporre al pubblico ludibrio ladri e malfattori. Merita particolare riguardo la torre campanaria con il celebre Campanone innalzato sulla torre campanaria nel marzo 1770 che insieme alla campana mezzana 1678 e la campana piccola 1289 (antecedente allo stesso palazzo) costituiscono l’inconfondibile “voce di Gubbio” . Esse scandiscono, per la capacità della maestria del gruppo dei campanari, le cosi dette  Sonate, campanari nati con la prima campana ma costituiti in compagnia riconosciuta solo nel 1981.

Passeggiando per Gubbio

Lasciato il Palazzo dei Consoli si aveva modo di visitare la Chiesa di S. Agostino (1294), la cui facciata fu rifatta in laterizi nel 1790. L’interno a navata unica con otto archi trasversali, vi si trovano affreschi di Ottavio Nelli.  L’abside è decorata con 26 riquadri con le storie di Sant’Agostino, offrendo un ritratto della società eugubina di quel periodo. Proseguendo la strada per raggiungere il Palazzo Ducale si aveva modo di visitare la Chiesa di  S, Maria Nuova del XII secolo con il portale trilobato fuori asse rispetto al centro della chiesa. L’interno è stato ristrutturato  nel XVII secolo ma ha conservato gli affreschi di Ottaviano Nelli, tra i quali spicca la Madonna del Belvedere (1403 o 1413), considerata una delle opere più significative del gotico dell’Umbria. L’altare al centro proviene dalla chiesa di S. Agostino. Una delle urne ha contenuto la salma di Sant’Ubaldo. La visita alla chiesa dedicata a S. Giovanni Battista ci mostra una struttura eretta probabilmente sul luogo della precedente prima cattedrale di Gubbio nel tardo XIII secolo. L’interno presenta una influenza cistercense, con archi ogivali, poggiate su mensole sorrette da colonne binate. La cappella battesimale gotica ha al suo interno un fonte battesimale in maiolica con sopra un tempietto esagonale in marmo e legno rinascimentale e una pala raffigurante il Battesimo di Gesù di scuola del Perugino. Sul lato sinistro della chiesa si trova una tela del XVI  sec. di Nucci con Santa Lucia Barbara.                                      Il Duomo                                                                                                                           

Il Duomo in stile gotico, sorge su un precedente edificio romano terminata nel 1229 venne ampliata nel 1336 e successivi rimaneggiamenti nel XVI e XVIII secolo  Negli anni 1913 e 1918 è stata ripristinato l’aspetto originale, eliminando le sovrastrutture tardo-barocche, mentre l’esterno ha conservato l’aspetto gotico originale. La facciata presenta un portale a sesto acuto con sopra una grande finestra con cinque bassorilievi del XIII secolo raffiguranti i simboli dei quattro evangelisti e l’Agnus Dei. L’interno presenta la caratteristica struttura eugubina, unica navata con una sequenza di dieci imponenti archi ogivali, il soffitto a capriate coro con abside. Recentemente dei lavori hanno portato alla luce  due statue e soprattutto l’altare originario , costituito da un sarcofago d’epoca romana, poi abbellito nel medioevo da colonnine di marmo rosa che contiene le reliquie dei santi  ai quali è dedicata la cattedrale. Sopra l’altare un importante Crocefisso in legno del XIII secolo. la Cattedrale di Gubbio è dedicata ai Santi Mariano e Giacomo martirizzati a Costantina in Algeria nel 259 Al suo interno si trovano molte reliquie di Santi e Beati tra cui: Santi Mariano e Giacomo le cui reliquie riposano sotto l’altare centrale  Santa Virginia martire romana, San Giovanni da Lodi Vescovo di Gubbio Beato Vilano (Wilano)Beato Forte Gabrielli Vescovo di Gubbio. E tantissime opere di artisti rinascimentali tra cui segnalo:  Sant’Ubaldo in Cattedra di Benedetto Nucci – 1560Madonna con Bambino in trono di Sinibaldo Ibi – 1507Gloria della Maddalena di Giuliano Presutti – 1521                                                  

Palazzo Ducale

Come fugacemente accennavo nella storia di Gubbio, nel 1384 la Città entra nei domini dei Montefeltro e per accogliere degnamente la famiglia, Federico, scelse dei caseggiati  difronte al Duomo, nella parte più alta della città. Viene affidata la progettazione  al senese Francesco di Giorgio Martini che, rielaborando una prima idea di Luciano Laurana, ricostruì il palazzo in forme rinascimentali. La finezza architettonica e le decorazioni ricercate, specie nei capitelli, spicca in modo evidente in una città prettamente medievale  Alla morte di Federico gli succede il figlio Guidobaldo e nel lasso di tempo fra il 1474 e il 1482 si può considerare compiuto il famoso studiolo, simile a quello del Palazzo di Urbino che avemmo modo di vedere lo scorso anno con la visita culturale al Palazzo Ducale di Urbino. I pannelli intarsiati dal fiorentino Giuliano da Milano su disegno di Francesco di Giorgio e forse di tele dipinte da Pedro Berreguete. Le tele vennero smontate per volere di Vittoria, ultima discendente dei Della Rovere andata in sposa nel 1637 a Ferdinando de’ Medici passando da Firenze e poi in collezioni straniere. Gli apparati lignei furono venduti e attraverso il mercato dell’antiquariato finirono al Metropolitan  Museum  di New York. Dal 2009 si è provveduta ad una pregevole replica.                                                                                                                            Nelle Sale, con alcuni originali arredi, sono esposte interessanti opere pittoriche delle principali fasi evolutive della pittura eugubina tra il XIII e XVIII secolo. Sono inoltre visibili nello scavo sotto il cortile le strutture preesistenti medievali. Interessante vedere le condotte di epoca romana che servivano per rifornire l’acqua.                              Lasciato il Palazzo Ducale con una breve passeggiata siamo arrivati al Ristorante All’Antico Frantoio  accogliente e attrezzato per la bisogna. Tutti hanno trovato facile collocazione ed in breve si iniziava a degustare quanto preparato. Non uso riportare il menù, ma voglio affermare, a voce di popolo (leggi Soci) che abbiamo avuto una accoglienza, un servizio e una qualità e quantità di portate fra le meglio avute fra le numerose visite fatte. Queste soste oltre che rinfrancare il passo servono allo spirito e all’integrazione fra i Soci, che in questo modo hanno occasione di parlare e scambiarsi idee e impressioni. Terminato con un buon caffè ci aspettava un breve spostamento a piedi. Il Pullman che ci avrebbe portato alla Chiesa di Sant’Ubaldo sul monte Ingino ci attendeva scalpitando, pardon, sbuffando.

Basilica di Sant’Ubald0                                                                                                            La strada, ben tenuta, si arrampica con strette curve sul monte Ingino, fino all’altezza di 850 m. s.l.m. dove è posta la basilica, Nata come santuario e poi dal 1919 elevata a basilica minore. La basilica custodisce il corpo del santo patrono di Gubbio . Nata come piccola chiesa dedicata a Sant’Ubaldo. I lavori iniziati nel 1513,furono favoriti  dal sostegno delle duchesse d’Urbino Elisabetta e Eleonora Gonzaga e del papa Giulio II. Esterno molto semplice, un’ampia scala, presenta il portale che introduce a un ampio chiostro, con arcate e volte a crociera, nelle lunette si intravedono i resti di affreschi cinquecenteschi.   I pilastri accanto all’ingresso presentano nel basamento in marmo, dei bassorilievi con gli stemmi dei Montefeltro e del Comune di Gubbio e il Cristogramma (combinazione di lettere che formano una abbreviazione del nome di Gesù). L’ingresso alla chiesa avviene per via di cinque ingressi, tre centrali (in pietra serena scolpita, con battenti originali in legno intagliato). L’interno presenta cinque navate, domina l’altare maggiore (1884), in stile neogotico con decorazioni di finto mosaico. Nella parte superiore dell’altare otto piccole statue che raffigurano dei santi legati alla città e al disopra l’urna in cui è custodito il corpo intatto di Sant’Ubaldo.    Nella chiesa sono custoditi i tre ceri che danno luogo alla festa dei Ceri. Tralasciamo le notizie che vogliono far risalire al culto di Cerere l’origine. Sicuramente si trattava di offerte al Santo delle tre corporazioni (Muratori, Commercianti e Contadini). E’ una delle feste popolari più sentite, alla pari del Palio di Siena. La Regione Umbra ha messo i tre ceri di Gubbio nel suo stemma. Ogni anno migliaia di eugubini sparsi nel mondo tornano a Gubbio per la loro festa. L’unica festa che è stata autorizzata addirittura da un papa; festa religiosa e pagana, chiassosa e mistica  difficilmente descrivibile a cui bisogna assistervi per capirla, ma talmente coinvolgente che anche l’ignaro turista straniero si trova a correre dietro ai ceri senza sapere dove e perché… ( questo da quanto si legge nelle informazioni reperibili sulla festa)    Rientrando dalla visita alla Chiesa di Sant’Ubaldo breve sosta, che poi si è prolungata forse un poco più del previsto, per permettere di vedere la Fontana del Bargello, nomata anche Fontana del Matto. La tradizione infatti assegna a questa fontana la possibilità di concedere l’attestato di Matto a quanti effettuano tre giri intorno ad essa. In vero il tutto dovrebbe avvenire secondo una prassi ben determinata. Per prendere la Patente da Matto si devono compiere tre giri intorno la fontana del Bargello ma, alla presenza di un eugubino doc. Versando poi un contributo all’associazione  Maggio Eugubino viene concesso, dopo la prova, la pergamena che conferma la patente di Matto. Ma nel nostro caso, visto il numero di Soci che volevano fregiarsi di tale titolo, vista la tarda ora e l’occasione imprevista di un discreto guadagno da parte dell’amanuense che doveva compilare la pergamena con il titolo di matti, si tralasciava la formalità dell’eugubino doc  La cosa ha un po’ impensierito il nostro Mauro, validissimo e simpatico autista, che si è visto improvvisamente non più automedonte di studenti ma conducente di una carovana di Matti.

Viaggio di ritorno tranquillo con meritatissimo applauso ad Agostino, alla Direttrice e all’autista, per come era stata scelta l’uscita, per come si era svolta e per come eravamo stati trasportati. Arrivo alla prima fermata di Spoleto, i giardini alle 18,30Auguriamo al secondo Pullman in partenza fra una settimana, mercoledì 5 dicembre p.v., analogo successo e bel tempo.

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