Diario visita culturale a Roma del 19/02/2020 alla Mostra Leonardo da Vinci e Chiese Sant’Andrea in Valle Sant’Agnese in Agone e San Luigi dei Francesi Premessa Trovo una certa difficoltà, dopo un forzato silenzio, riprendere il diario delle visite culturale della nostra amata Uni3. Non sono uno scrittore di professione e quindi, debbo ogni volta, sottopormi ad un esame di coscienza per cercare di non annoiare, di dare le indicazioni più importanti su ciò che si è visto, di non cercare di ripetere cose facilmente reperibili via internet, ma tuttavia, sottolineare aspetti significativi che possano far riaffiorare rapidamente quello che si è visto o che ha più colpito l’anima, la fantasia o che ci ha meravigliato, non dimenticando, eventuali spunti di cronaca del nostro viaggio. PartenzaL‘appuntamento per la partenza era per le 7,30 a Piazza Vittoria, a seguire le logge e giardini. Primo piccolo inconveniente, una Socia non era all’ora stabilita al suo punto d’imbarco. Può sempre accadere, un disguido o un problema dell’ultimo momento, ma non dovrebbe essere possibile confessare di pensare che l’ora di partenza fossero le 8, quando per lungo tempo gli avvisi sulla bacheca davano l’indicazione delle 7,30. Ritardo di mezzora nella partenza, stigmatizzato dal Capo Gruppo con una reprimenda a futura memoria di tutti, visto che già la nostra Direttrice, aveva detto che non si sarebbe aspettato più nessuno in caso di ritardo, ma, repetita iuvant, speriamo non si verifichino più situazioni del genere. Tra l’altro, partire alle ore 7,30, non significa essere all’imbarco alle ore 7,30, ma essere al punto di partenza almeno 10 minuti prima, per permettere, al Capo Gruppo, l’assegnazione dei posti e la verifica del tutti a bordo. Si partiva alla volta di Roma, con un bagaglio di informazioni ricevute in occasione della lezione tenuta dal Prof Cuccini, nostro Presidente Nazionale dell’Unitre d’Italia. La lezione verteva a tutto campo sul personaggio Leonardo da Vinci, come, uomo, artista, inventore. Siamo in pieno Cinquecento, il secolo nel quale l’Italia con i suoi Comuni era un faro di civiltà in tutti i campi dello scibile. Questa apertura dell’epoca ha trovato un personaggio come Leonardo che aveva in se tutte le caratteristiche per spaziare nel campo scientifico e artistico. Mai pago nella ricerca, riempiva pagine e pagine di pergamena con schizzi, progetti e disegni che, per varie vicissitudini, sono finite in collezioni detenute in molteplici nazioni ma comunque rimanendone alcune anche in Italia. Leonardo da Vinci sembra più un soggetto che viaggiava con la fantasia e a questa, cercava poi di darne corpo, piegandola ad applicazioni che all’epoca, con quel materiale disponibile e con la limitata tecnica, risultavano di realizzazione impossibile. Certo la fantasia del volare umano, traeva spunto dal volo degli uccelli, il pensiero di un innalzamento nell’aria in verticale veniva dall’osservazione anch’essa dal mondo degli uccelli, la voglia di immaginare armi distruttive innovative, traevano origine da osservazione sul campo, ma comunque, sul piano pratico, si sarebbero dovuti aspettare secoli per mettere in pratica carri armati e mitragliere. Ma questo, non toglie nulla all’uomo Leonardo, che si appagava più dall’averlo immaginato ed impresso su foglio che alla vera realizzazione pratica. Abbiamo, però, anche il Leonardo con studi che hanno trovato immediato utilizzo in fatto di leve e ingranaggi di sicurezza e nello studio delle canalizzazioni che hanno rappresentato sul piano pratico delle applicazioni importanti.i. Breve fermata lungo il viaggio per Roma e alla ripartenza, pagamento della quota pranzo come previsto. L’arrivo a Roma ci vedeva con un piccolo ritardo, per quanto ricordato, aggravato dal traffico d’immissione nella città. Durante quest’ultima parte del viaggio avevamo dal Deus Ex Machina, Agostino Lucidi e dalla Capo Gruppo, Prof.ssa Pina Silvestri, una rapida panoramica informativa su quanto si andava a vedere e anche su ciò che avremmo incontrato lungo il percorso dl Roma; sia in pullman che nella camminata che avremmo dovuto fare per arrivare al Museo e alle visite delle chiese. La Prof.ssa Silvestri, che già durante l’Anno Accademico ha introdotto lezioni di filosofia, ha sintetizzato da par suo la figura di Giordano Bruno come religioso benedettino e come filosofo. In un periodo nel quale andare contro le “verità” della chiesa, verità considerata assoluta e non discutibile dalla Chiesa, equivaleva ad una condanna senza appello del soggetto che, in mancanza di un dichiarazione di abiura, veniva, come eretico, condannato a morte, figurarsi quindi se i dubbi provenivano da persone appartenenti al clero. La fine fu il tragico rogo del condannato miscredente in Campo de Fiori, era il 17 febbraio del 1600. Ci fu bisogno che passassero parecchi secoli perché liberi pensatori, studenti universitari e numerosi intellettuali di tutto il mondo, nonostante la forte ostilità del mondo ecclesiastico, riuscissero, finalmente, il 9 giugno 1889, a far erigere nel luogo del rogo, il monumento bronzeo che rappresenta il monaco, opera dello scultore Ettore Ferrari. Le idee filosofiche di Giordano Bruno, così ben rappresentate dalla Silvestri, era incentrata nell’idea che l’universo, al contrario di quello che pensavano gli aristotelici o le menti illuminate del tempo come Copernico e Galileo, è infinito. L’idea gli balenò seguendo il ragionamento di Copernico; se la terra ruota intorno al Sole, le stelle che si osservano in cielo non potrebbero essere tanti soli al centro di altri mondi? Tale convinzione alimentata e rafforzata da una spiegazione teologica che Dio, essendo infinito e potente, non può non aver prodotto un mondo altrettanto infinito e pieno di vita e quindi infinito, inteso come l’universo infinito, effetto di un Dio infinito, fatto di infiniti mondi, da amare infinitamente. Fra le conseguenze negative di questo atto, di distruggere l’individuo e le sue idee , vi è stato l’abbandono di studi filosofici per molto tempo, creando una arretratezza rispetto alla filosofia del resto dell’Europa e del Mondo. A margine di quanto detto su Giordano Bruno si è ricordato come anche a Spoleto si era creato un comitato di liberi pensatori per onorare la memoria del pensatore. Fra opposizioni di varia origine si era arrivati con la sottoscrizione di quote liberamente versate ad incaricare lo scultore Sirio Storelli di Gualdo Tadino a creare un’opera in basso rilievo che oltre a mettere al centro il pensatore che dintorno al capo, lungo il dado che forma la parte mediana aveva le fiamme; ai lati : a sinistra la Verità in atteggiamento classico di fanciulla meravigliosa per purezza di linea; a destra un Genio, con le alette alle tempia, che è il libero pensiero che schiaccia un’Idra simboleggiante l’oscurantismo. Fra i sottoscrittori e promotori c’era anche mio nonno che aveva proposto di posizionare detto basso rilievo sulla facciata della propria abitazione che è situata nella Piazza San Domenico (che per un breve periodo fu denominata Piazza Giordano Bruno). Mancava ormai poco a realizzare ciò quando, per una polmonite, il nonno moriva lasciando moglie e figli. La moglie, mia nonna, fervente cattolica si oppose a tale collocazione e da quel momento, tutti i successivi tentativi di posizionare l’opera trovarono difficoltà di vario genere. L’ultima decisione di apporla nell’attuale piazza della libertà nell’allora palazzo della prefettura, deciso e approvato dal Consiglio Comunale, coincise con l’ascesa del fascismo per cui la cosa cadde nel dimenticatoio. Solo recentemente è stato ritrovato nei depositi comunali la lastra che, posizionata con il basso rilievo contro la terra, ha fatto perdere la punta del naso al fiero Benedettino nolano. Della vicenda del posizionamento del bassorilievo non si è parlato più ed ancora adesso, in cui si è ritrovata la scultura, nessuno si è più interessato della cosa ad eccezione del Prof. Leopoldo Bartoli che ne ha fatto oggetto di una lezione alla nostra Unitre e al quale devo tutte le notizie che sono state oggetto di quanto scritto. Arrivo a RomaArrivo al Museo, come dicevo, abbastanza in orario e suddivisione del gruppo in due sottogruppi, che affidati a due guide partivano con un piccolo sfasamento per evitare di sovrapporre la visita dei due gruppi. Tutte le opere sono nelle varie sale meno una che per l’ingombro del manufatto è esposta all’ingresso del Museo. Si tratta di una Mostra permanente in ambienti curati e con personale gentile e ben preparato alla spiegazione delle opere. Tutte le opere esposte sono realizzate seguendo le indicazioni reperibili dagli appunti e disegni di Leonardo da Vinci, con il materiale reperibile in quel momento storico. Leonardo nasce a Vinci nel 1452, in età molto giovanile si trasferisce a Firenze, dove il padre notaio, lo mette a bottega presso il Verrocchio. Qui nell’ambiente artistico e con la circostante natura con un paesaggio a lui inconsueto, attratto dalle formazioni rocciose delle montagne, Leonardo riverserà tutte le sue impressioni nello sfondo della “ Vergine delle rocce” del Louvre commessogli nel 1483 quando aveva trentuno anni. I dodici anni vissuti a Firenze con una sistematica formazione e intensa sperimentazione gli permisero d’entrare sotto la protezione di Lorenzo de’ Medici. Sull’esempio di Lorenzo de’ Medici diventa rapidamente un maestro della comunicazione. Giorgio Vasari, una generazione dopo, ne tramanda un’immagine ancora viva e presente anche se già avvolta nel proverbiale velo della leggenda “ E fu il primo ancora che, giovinetto, discorresse sopra il fiume d’Arno per metterlo in canale da Pisa a Fiorenza” E aggiunge “Ed ogni giorno faceva modelli e disegni da potere scaricare con facilità monti, e forargli per passare da un piano all’altro”, Tutta l’opera di Leonardo pittore, e teorico della pittura, e quindi ogni manifestazione con la quale avrebbe dato corpo all’idea che l’arte debba intendersi come forma di conoscenza creativa, e quindi come scienza e filosofia, tutto dunque, in Leonardo, è un insegnamento che ancora oggi si riceve come in presa diretta, immediata, sia con mezzi tradizionali – quelli che nell’indagine storica sono ancora insuperati – sia con le nuove tecnologie elettroniche: impareggiabile sussidio anche alla ricerca storica ma che solo ora comincia ad affermarsi nella sua effettiva valenza ed efficacia, superando una prima, inevitabile fase ludica. Sigmund Freud già nel 1910 affermava “Il grande Leonardo, a ben vedere, rimase tutta la vita per più versi infantile; si dice che tutti i grandi uomini conservano qualcosa di infantile. Continuò a giocare in età adulta e anche per questo apparve talora inquietante e incomprensibile agli occhi dei suoi contemporanei”. Indicato per tanto tempo come manifestazione massima di genialità, capace di superare con arditi voli i limiti del proprio tempo, resta ancora oggi un sensazionale precorritore che ha intuito e realizzato con secoli di anticipo le direzioni della scienza e della tecnica. La mostra tratta in particolare di questo aspetto della produzione di realizzazioni tecniche isolate, aumentando l’intenzione di dedicare trattati generali a grandi sezioni di un’enciclopedia scientifica universale; l’acqua, anzitutto, vero elemento universale, agente principale della forza naturale di cui Leonardo ricerca le leggi meccaniche per dominarla e piegarla a beneficio dell’uomo. Anche se i suoi sforzi si risolsero spesso in un fallimento, anche se non riuscì a far volare o far vivere o lavorare sott’acqua l’uomo, va considerato egualmente un innovatore straordinario. Leonardo fu anche originale nei suoi disegni, che pur nella loro incompletezza, vengono interpretati come modello, cogliendo così il significato e grazie alle quali egli riesce a raffigurare non solo le macchine nel loro complesso. Si interessò di architettura anche se il suo contributo non è ben definibile. Anche Vasari dopo aver attestato la supremazia di Leonardo nel campo della pittura, afferma “Non solo esercitò una professione ma tutte quelle dove il disegno si interveniva. Et avendo uno intelletto tanto divino e meraviglioso che, essendo bonissimo geometra, non solo operò nella scultura e nell’architettura, ma la professione sua volse che fosse la pittura”.E aggiunse “Ma nell’architettura ancora fe’ molti disegni così di piante come d’altri edifizii e fu il primo ancora che, giovinetto, discorresse sopra il fiume d’Arno per metterlo in canale da Pisa a Fiorenza”. Come già accennato in preceden cendo dalla mostra ci si trova nel cortile all’interno del Palazzo della Cancelleria che merita anch’essa un rapido cenno per la sua bellezza ed importanza.Palazzo della CancelleriaIl Palazzo della Cancelleria nell’omonima piazza che trae il suo nome proprio dal palazzo, non lontana da Piazza Campo de’ Fiori, accoglie ancora oggi i tribunali della Santa Sede: la Penitenzieria Apostolica, la Segnatura Apostolica e la Rota Romana. E’ di proprietà della Sede Apostolica e gode delle immunità riconosciute alle Ambasciate estere in quanto zona extra territoriale della Santa Sede. Fu il primo palazzo a Roma costruito in stie rinascimentale, considerato uno dei più belli di Roma. La lunga facciata, con il ritmo di lesene ad interassi alternati, con finestre sormontate da archi, è di concezione fiorentina che l’avvicina a Palazzo Rucellai di Alberti. Nel XVI secolo fu aggiunto il grande portone da Domenico Fontana. Sul frontone del palazzo si legge “Il Cardinale Raffaele Riario, pronipote di Papa Sisto IV e camerlengo, fece costruire questa casa. Il cardinal Alessandro Montalto, pronipote di papa Sisto V e vicecancelliere , la perfezionò nel 1589,anno quinto di Sisto V” . Naturalmente i materiali furono presi dalle vicine rovine del Teatro di Pompeo, travertino color rosso e così le grandi colonne porpora di origine egizia, usate da Donato Bramante nel cortile interno per realizzare il porticato, considerato uno dei più eleganti mai costruiti. Il cortile è generalmente attribuito a Bramante. Il nostro Agostino ci riferiva come al piano nobile, nel Salone d’Onore vi è un ampio affresco che Giorgio Vasari ha compiuto in solo 100 giorni, rispettando la richiesta del committente per usare il salone per un imminente matrimonio. Il Vasari si vantò della sua velocità con la quale aveva compiuta l’opera con Michelangelo Buonarroti, che gli rispose secco “Si vede” Ora di PranzoTerminata la visita alla mostra di Leonardo il secondo gruppo, del quale facevo parte con il Capo Gruppo Agostino, non trovava i componenti del primo gruppo che evidentemente non avevano aspettato, a causa di un pioggerella fastidiosa che cominciava a rendere, per i meno prudenti, che non avevano portato ombrelli, problematica l’attesa. O forse molto più semplicemente avevano molto appetito tanto da renderli insofferenti nell’attesa. Comunque i gruppi si sono rapidamente ritrovati e si poteva prendere posto per il pranzo. Il ristorante chiaramente per turisti, molto frequentato da avventori di passaggio; Il menù, era conosciuto e se ne sapevano le limitazioni: no vino, no dolce, no frutta, no caffè. Tutto bene, veloce e secondo quanto concordato. Solo una cosa non andava; i bagni, che forse meritano di essere chiamati cessi, per lo stato nel quale li ho trovati e per il posizionamento accanto alla cucina! Veramente incredibile in una città come Roma frequentata da tanti turisti! Comunque la sosta è stata quanto mai utile per un breve ristoro che ci ha permesso di affrontare la seconda parte della visita di Roma che prevedeva la visita a tre magnifiche chiese; Santa Andrea della Valle, San Luigi dei Francesi, Sant’Agnese in Agone e di due piazze fra le più famose di Roma: Piazza Campo de’ Fiori e Piazza NavonaPiazza Campo de’ Fiori Piazza Campo de’ Fiori, una delle più celebrate piazze romane, fino al quattrocento al suo posto vi era un prato fiorito, da cui avrebbe tratto il nome (altri sostengono altre origini sul suo nome), posta lungo l’importante tragitto che conduceva al Vaticano, fu per decisione di Papa Callisto III, fatta lastricare. Poi successivamente per raggiungere la piazza Farnese si ebbe un forte rinnovamento per cui sorsero palazzi importanti fra i quali il palazzo della Cancelleria, attuale sede della Mostra delle opere di Leonardo da Vinci. In Campo de’Fiori avevano luogo le esecuzioni capitali e le punizioni con tratti di corda. E qui che fu arso vivo il filosofo e frate domenicano Giordano Bruno. Ora è sede di un vivace e pittoresco mercato ed è l’unica piazza storica di Roma ove non è presente una chiesa. La piazza è diventata luogo serale di ritrovo di giovani italiani e stranieri. Sulla piazza si apre il vicolo del Gallo con la “Locanda della Vacca” gestito nel secondo decennio del Cinquecento, da Vannozza Cattanei, l’amante di papa Alessandro VI Borgia e madre di Lucrezia, Cesare, Juan e Josè tutti partoriti in questo palazzetto, sul quale si vede ancora lo stemma gentilizio di Vannozza, Al centro si innalza la statua del filosofo Giordano Bruno; esattamente dove era una fontana , decorata da delfini bronzei, costituita da una tazza ovale di marmo bianco e chiusa da un coperchio ricurvo, con al centro una palla, somigliante ad una zuppiera, tanto che fu battezzata “la terrina”. Sul coperchio vi era la strana iscrizione “Ama Dio e non fallire, fa del bene e lascia dire”, con la data MDCXXII, forse ispirata ai condannati al patibolo che sorgeva vicino alla fontana. Poi spostata ed oggi situata all’estremità meridionale della piazza: ricostruita, ma senza il coperchio e l’ampia vasca ovale di granito rosato con in mezzo su di un piedistallo quadrangolare una tazza sovrastata da un catino dal centro del quale si eleva uno zampillo d’acqua che si versa nella tazza per poi ricadere in sottile velo nella vasca sottostante.Piazza NavonaProseguendo da Piazza Campo de’ Fiori per raggiungere la Chiesa di Sant’Andrea in Valle si accede a Piazza Navona, che rappresenta un simbolo della Roma barocca, con elementi architettonici e scultorei di Gian Lorenzo Bernini (la fontana dei Quattro Fiumi), Francesco Borromini e Girolamo Rainaldi (la Chiesa di Sant’Agnese in Agone) e Pietro da Cortona (autore degli affreschi della galleria di Palazzo Pamphilj). La pizza doveva celebrare la grandezza dei Panphilj e Innocenzo X (Pamphilj) volle che si erigesse il palazzo omonimo e la piazza ornata da opere di gran valore. La leggenda sulla presunta rivalità fra il Bernini e il Borromini fa dire che a due delle quattro statue dei fiumi, Bernini abbia voluto concedere speciali tutele contro l’opera dell’avversario: al Nilo una benda sulla testa per sottrarsi al’infelice visione e al Rio della Plata una mano protesa per ripararsi dal forse imminente crollo della chiesa. La statua di Sant’Agnese sulla facciata della chiesa, ha una postura che apre a più interpretazioni, fra le quali quella che la mano sul petto, insieme all’espressione del volto, sia segno di sconcerto. La piazza ha anche due atre fontane: la Fontana del Moro, scolpita da Giacomo della Porta e ritoccata dal Bernini e la Fontana del Nettuno di Gregorio Zappalà e Antonio Della Bitta. La Visita è stata quanto mai affrettata perché uscendo dalla chiesa siamo stati accolti dalla pioggia ed i mezzi di difesa erano ridotti a pochi ombrelli non sufficienti a riparare tutti quanti. Chiesa di Sant’Agnese in Angone Si trova al centro del lato occidentale di Piazza Navona. Il Montesquieu la definì “Una piccola chiesa meravigliosa: la facciata, con i suoi avancorpi e le sue rientranze, è tanto bella quanto singolare”. La chiesa di Girolamo Rainaldi in stile barocco fu voluta da Innocenzo X Pamphilj il cui monumento funebre si trova all’interno della chiesa, sulla controfacciata, sopra il portale d’ingresso e doveva essere una specie di cappella privata annessa al palazzo di famiglia, che si trova accanto. Negli anni successivi alla sua edificazione, Francesco Borromini cambiò il progetto originale, aumentando la distanza fra le due torri ed ideò l’impostazione della facciata concava per dare più risalto alla cupola. L’interno a croce greca con i quattro bracci riccamente decorati con stucchi dorati alle volte,si incontrano nell’ottagono centrale in cui si trovano quattro altari dedicati ai santi Alessio, Emerenziana, Eustachio e Cecilia. I transetti sono dedicati a Sant’Agnese e a San Sebastiano. Per una porta sulla parete destra della Cappella di San Sebastiano si accede alla Cappella di San Filippo Neri, che ebbe forti legami con l famiglia Panphilj. Basilica di Sant’Andrea della Valle Progettata e costruita da Giacomo Della Porta, Francesco Grimaldi e Carlo Maderno, tra il 1590 e il 1650. I lavori finanziati dal cardinale Alessandro Peretti di Motalto, nipote di Sisto V. Il vicino palazzo Della Valle diede il nome alla chiesa. Nel 1608 Maderno completò l’edificio, ampliando il transetto ed innalzando la cupola. La facciata, di gusto tardo-barocca fu realizzata da Carlo Rainaldi. Al centro un finestrone sovrasta il portale, ai lati nicchie con statue e finte finestre. La pianta è a croce latina, con vasta navata e un transetto poco pronunciato fiancheggiata da otto cappelle laterali. Abside ampia e ricca di ori affrescata da Mattia Preti con il trittico Crocefissione di Sant’Andrea, Martirio di Sant’Andrea e Sepoltura di Sant’Andrea. La cupola del diametro di 16 metri, venne realizzata da Carlo Maderno. Con i suoi 80 metri d’altezza è la terza della città di Roma, preceduta solo da quella della basilica di San Pietro in Vaticano e dalla chiesa dei Santi San Pietro e Paolo all’EUR. La presenza di finestre danno una illuminazione eccezionale, ma rende difficile distinguere il meraviglioso affresco della cupola, realizzato da Giovanni Lanfranco. La cupola ritrae la “Assunzione della Vergine”. La Vergine al centro su un trono di nubi e di angeli. Salendo in alto l’atmosfera diviene rarefatta che porta a una disposizione fluida delle figure. Circa le figure degli angeli musici intenti a suonare vari strumenti Giovan Pietro Bellori scrive che “la soavità del colore fa sentire la melodia celeste nel silenzio della pittura”. All’interno della basilica è stato ambientato il primo atto dell’opera lirica Tosca scritta da Giuseppe Giacosa e Luigi Illica e musicata da Giacomo Puccini. Opera basata su un dramma storico di Victorien Sardou, rappresentata la prima volta al Teatro Costanzi a Roma nel 190 e nel 1992 ha realmente fatto da sfondo per la messa in scena di Tosca, nei luoghi e nelle ore di Tosca nel film T V in diretta, realizzato da Giuseppe Patroni Griffi Lungo il lato sinistro tre splendide cappelle, intercomunicanti, a pianta rettangolare, seguite da un vestibolo a pianta circolare di collegamento esterno. La prima è la Cappella Barberini con l’altare dedicato all’Assunzione di Maria Vergine con relative decorazioni di Domenico Cresti detto il Passignano, nelle nicchie opere di Bernini, Stati, Mochi e Bonvicino. La seconda Capella del Rucellai costruita da Matteo Castelli con dipinti murali di Cristoforo Roncalli detto i Pomarancio. Nella Cappella è collocata la tomba di Giovanni Della Casa, il celebre prelato autore del Galateo. La terza Cappella dedicata a San Sebastiano con il monumento funebre di papa Pio II, sopra l’arco d’ingresso al vestibolo, in marmo, di Paolo Tacconi. Il Presbiterio e l’abside è fra le più belle decorazioni del barocco romano. Le pareti dell’abside sono decorate con enormi dipinti murali affresco di Mattia Preti (1650). Affreschi del Domenichino con la Crocefissione di Sant’Andrea al centro, Sant’Andrea legato alla croce a sinistra, Sant’Andrea deposto dalla croce a destra. Nel transetto destro Cappella di Sant’Andrea Avellino. Sul lato destro tre splendide cappelle. La prima Cappella Ginetti poi Lancellotti, con la statua del cardinale Marzio Ginetti in preghiera. Nella seconda Cappella Strozzi, celebre famiglia di banchieri fiorentini, all’altare statue in bronzo della pietà, Lia e Rachele in bronzo di Gregorio De’ Rossi: sculture copie da originali di Michelangelo (la pietà), e di Raffaello da Montelupo (Rachele e Lia). La terza Cappella dedicata a Nostra Signora del Sacro Cuore con il monumento funebre della marchesa Tomati Robilant, sopra l’arco d’ingresso, il monumento funebre di papa Pio III. Uscendo dalla Chiesa sul fianco sinistro della chiesa è collocata la statua detta dell’Abate Luigi che fa parte del cosiddetto “congresso degli arguti”, cioè una delle sei sculture parlanti di Roma. In realtà è una scultura romana di epoca tardo imperiale, sul cui basamento si legge: “FUI DELL’ANTICA ROMA UN CITTADINO/ ORA ABATE LUIGI OGNUN MI CHIAMA/ CONQUISTAI CON MORFORIO E CON PASQUINO/ NELLE SATIRE URBANE ETERNA FAMA / EBBI OFFESE, DISGRAZIE E SEPOLTURA / MA DI QUI VITA NOVELLA E ALFIN SICURA” Una relazione di Alessandro la Rocca del 2007 sulla basilica, terminava definendo “Santa Maria della Valle come il primo esempio dell’architettura barocca in Roma. I bellissimi colori degli affreschi sui soffitti della cupola e dell’abside, le spaziose cappelle laterali con magnifiche e ricche sculture che fiancheggiano la navata centrale, gli affreschi e le pitture, il bellissimo affresco della Gloria del Paradiso e tutto il resto determinano una perfetta fusione delle arti, pittura, scultura, architettura e arti decorative in un meraviglioso complesso di un singolo edificio, tanto da poter affermare che è certamente uno dei migliori esempi di barocco.”Chiesa di San Luigi dei Francesi Si affaccia sulla Piazza omonima, non distante da Piazza Navona. Dal 1589 è la chiesa nazionale del francesi di Roma. Progettata da Giacomo della Porta ed eseguita da Domenico Fontana. La Chiesa è un’esaltazione dei santi e dei più grandi personaggi storici. La facciata ospita le statue di Carlo Magno, San Luigi, Santa Clotilde e San Giovanni di Valois. La chiesa ospita diverse tombe illustri. La cantoria sopra la porta d’ingresso accoglie il preziosissimo organo a canne costruito nel 1881 da Joseph Merklin, si legge nelle informazioni tecniche, di cui riporto quanto letto, che è dotato di tre manuali di 56 note e pedaliera di 30 note a trasmissione pneumatica Barker: considerato un vero gioiello. La chiesa ha In due luoghi racchiusi i veri e propri capolavori dell’arte del XVII secolo. Nella seconda cappella della navata di destra vi sono l’affresco con storie di Santa Cecilia del Domenichino e sull’altare una copia di Guido Reni della Santa Cecilia di Raffaello; mentre nella quinta cappella della navata di sinistra (cappella Contarelli) vi sono tre capolavori assoluti del Caravaggio: il Martirio di San Matteo, San Matteo e l’Angelo e Vocazione di San Matteo. Si rimane affascinati dalla forza espressiva e dalla bellezza di queste opere. Rispetto alle altre opere, la composizione del Martirio di San Matteo, risulta sovraffollata, con un groviglio di corpi, e i nudi di idea michelangiolesca. Nell’immagine il Santo è sopraffatto da un soldato mandato dal re per non farlo proseguire nel proselitismo mentre un angelo da una nuvola gli porge la palma, simbolo del martirio. La folla intorno assiste inorridita e tra le persone si scorge un uomo con barba e baffi che potrebbe essere Caravaggio. L’intera scena è avvolta nel buio, che continuerà poi sempre con un fondo scuro per le sue opere. Nella Vocazione di San Matteo un fascio di luce che proviene da una finestra nascosta a simboleggiare la luce di Dio che si rivolge a San Matteo. Al momento della chiamata Matteo era un gabelliere, Caravaggio trasforma l’episodio in una scena dei suoi tempi prendendo come ambientazione una taverna di Roma di quei tempi. Pittura di crudo realismo che colloca il sacro non lontana nel tempo e nello spazio ma sempre presente fra noi. In San Matteo e l‘angelo, il Santo ha i piedi nudi, quasi a raffigurare la popolare umanità dell’uomo che pure è in grado di essere strumento della parola divina.Rientro a Spoleto Con gli occhi ancora abbacinati dal sole emanato da queste opere d’arte, ci siamo avviati al punto di raccolta concordato con il validissimo autista del pullman che ci avrebbe riportato a Spoleto. Veloce imbarco e partenza senza soste intermedie fino a Spoleto. Ringraziamento di tutti i partecipanti riservata al Capo Gruppo Pina Silvestri e al nostro onnipresente Agostino per averci assistito e illustrato le bellezze delle chiese romane visitate. Un grazie riservato anche all’autista che ci ha, con grande professionalità, trasportati, affrontando il traffico mattutino di Roma con impareggiabile perizia.In un momento come questo con il coronavirus imperante è difficile immaginare quando ci sarà la prossima visita culturale. Comunque ottimisti e tenaci affronteremo gli ostacoli con la volontà e la decisione di sempre. Dimenticavo di segnalare che la Chiesa di San Luigi dei Francesi è stata chiusa perché un prete francese aveva celebrato la messa e al suo rientro in Francia era stato trovato affetto da Coronavirus. Tranquilli tutti non abbiamo salutato preti e non abbiamo partecipato a funzioni religiose, quindi non abbiamo avuto occasioni di contaminazione e comunque sono passati più di 12 giorni dalla visita. |