Uscita a Siena

Viaggio culturale a Siena 6 Aprile 2022

Ben Ritrovati! Per una serie di problemi personali, riprendo la cronaca delle visite culturali della nostra benamata Unitre, dopo un periodo di assenza. Devo essere sincero, alcune persone, mi avevano chiesto il perché non avessi continuato la tradizione del breve diario della giornata della visita. Ricordando che la traccia che facevo delle varie uscite, servivano per ravvivare il ricordo, ed in alcuni casi servivano anche, per ricercare nello scritto alcune cose che non si ricordavano esattamente, ma che erano rimaste impresse nella memoria. Inizio giornata favolosa, un poco fresca ma un cielo che sembrava la classica giornata radiosa di aprile.                     

  I Soci, a differenza del solito, sono stati imbarcati partendo dai giardini proseguendo per le logge ed infine a Piazza della Vittoria. Gradita sorpresa, il Pullman era guidato da uno dei più simpatici autisti, Luigi. Partenza regolare avendo costatato che tutti gli iscritti erano a bordo. La Direttrice della Visita, Prof.ssa Pina Silvestri, ha dovuto stigmatizzare il comportamento di alcuni Soci, che non avevano rispettato i posti assegnati in base alla prenotazione all’atto dell’iscrizione, e si erano sistemati nei posti non assegnati. E’ stata l’occasione per ribadire che, i posti delle prenotazioni devono essere rispettati, e se poi per accordo personale successivo avvengono degli spostamenti sono accettati, ma solo dopo la partenza. Fra i partenti la nostra insostituibile guida dott. Agostino Lucidi.                                                                                                       Viaggio                                                                                                                  Il viaggio così bene iniziato, ha avuto purtroppo due grossi intoppi di traffico. Il primo dovuto ad un gravissimo incidente che ha visto un’auto ribaltata con il tettuccio schiacciato sui sedili anteriori. La cosa fa presagire che il conducente debba aver subito, nel migliore dei casi, notevolissimi danni personali. Il secondo ritardo, si è verificato in una zona di lavori in corso, che un guidatore deve aver giudicato male, finendo addosso al guardrail e tamponando le macchine che lo precedevano, in fila per il restringimento della corsia di marcia. Tutto ciò ha comportato un ritardo di due ore circa, che ha inciso sul cambiamento del programma della visita a Siena. Infatti la visita al Duomo, che doveva avvenire in mattinata, visto il ritardo, è stata spostata al pomeriggio, dopo il pranzo.                                                                                                                  Agostino ci ha intrattenuto brevemente sulla storia di Siena e sulle principali cose che avremmo visitato.    

La mitologia cittadina vorrebbe attribuire la fondazione di Siena a Senio, figlio di Remo, ucciso dal gemello Romolo fondatore di Roma. Senio, col fratello Ascanio, avrebbe lasciato Roma perché perseguitato dallo zio Romolo. Statue della lupa che nutre i due gemelli a rafforzare tale origine, sono sparse per tutta Siena. La sua origine indubbiamente risale al periodo Etrusco, indicata con i nomi di Saena e Senae o anche Sena Etruriae per distinguerla da Sena Gallica. Segue il periodo ellenistico, segnalato da necropoli. Il periodo romano la vede come avamposto militare. Solo nell’anno 70 d.C. abbiamo il primo documento storico Saena Julia a firma di Publio Cornelio Tacito.  La sua evangelizzazione avvenne da parte di Sant’Ansano nel II secolo, ed è infatti il patrono della città, nonostante altri due santi abbiano lasciato il loro massimo segno: Santa Caterina e San Bernardino. Di Santa Caterina vedremo il luogo della sua nascita e passaggio alla fede e santità, nella visita che faremo di Siena.   

Nel Medioevo fu governato dei Longobardi e Franchi che realizzarono importanti opere pubbliche come la creazione della via Francigena che collegava il centro economico verso la Francia e l’Italia. Via che divenne un collegamento vitale per i pellegrini, mercanti e viaggiatori che si recavano a Roma e che contribuì alla prosperità di Siena come centro economico e mercantile.                                                                                     

Dal 1200 alla metà del 1300 si ebbe l’apice dello sviluppo di Siena. Fu sotto il Governo dei Nove che vennero costruiti gli edifici pubblici e i palazzi più prestigiosi. Nel 1348 la peste decimò la popolazione della città ed impedì l’ultimazione dell’ampliamento della cattedrale. La prosperità di Siena e le politiche ghibelline creano l’antagonismo con la vicina città guelfa di Firenze. La rivalità economica e la creazione di numerose alleanze tra imperatori e papi portarono guerre con battaglie vinte e perse da entrambe le parti. Verso la metà del 1600 il Granducato Fiorentino di Toscana assorbì Siena e i suoi territori.                                            L’UNESCO ha dichiarata Siena patrimonio mondiale dell’umanità.

Inizio Visita

Luigi, il nostro automedonte, dopo numerosi giri, previsti per entrare nel posteggio predisposto per i Pullman turistici, ci sbarcava per raggrupparci sotto la guida di Agostino ed iniziare la nostra visita. Come detto il programma era stato modificato per via delle soste forzate causate dai due incidenti, ed invece di andare in Duomo, abbiamo diretto i nostri passi verso la chiesa di San Domenico. Lungo il percorso abbiamo avuto modo di vedere i giardini ed una fontana zampillante con il suo getto centrale particolarmente alto e con forte getto d’acqua. Abbiamo attraversato un mercatino di merci varie ed infine siamo giunti davanti la chiesa.

Chiesa di San Domenico è una delle più importanti chiese di Siena, eretta nel XIII secolo e ampliata nel secolo successivo. Nel suo interno viene conservata la reliquia della testa di santa Caterina da Siena, in una splendida Cappella rinascimentale affrescata dal Sodoma. La chiesa viene anche chiamata per il forte legame della città con la santa, Basilica cateriniana. E’ una chiesa che nel tempo ha avuto notevoli vicissitudini  per vari ampliamenti in forma gotica come ancora oggi ci appare. Ha subito  numerosi incendi, occupazioni militari e terremoti. Inoltre nel sei-settecento subì rimaneggiamenti barocchi, le vetrate sono moderne con le storie di santa Caterina.                                                                                                                L’aspetto esterno è severo e massiccio, in mattoni, tipica degli ordini mendicanti che ricercavano sempre materiali umili. La facciata è liscia e priva di decorazioni, ad eccezione del rosone. La facciata è coperta in parte dalla cappella delle volte, accessibile dall’interno della chiesa. Sulla sinistra il campanile del 1340, abbassato inizio del settecento per numerosi terremoti.                                                                                   

Nel transetto destro cappella di fondo dedicato al beato Sansedoni, procedendo abbiamo un affresco del primo cinquecento, rinvenuto in una tomba sotto il pavimento, che rappresenta la Madonna in trono con un committente e due santi. Seguono altre due cappelle. La Cappella maggiore centrale, l’altare moderno è abbellito dal ciborio e da due angeli di Benedetto da Maiano (1475). Il transetto sinistro presenta la Crocefissione con i santi Eugenio e Benedetto (Vanni1649), Sant’Antonio Abate ligneo intagliato da Francesco di Valdambrino allievo di Jacopo della Quercia. Infine sulla parete sinistra della cappella, l’affresco staccato della Madonna col Bambino, san Giovanni Battista e un cavaliere genuflesso, opera di Pietro Lorenzetti, opera tra le più importanti della basica (1325). Segue una monumentale cappella con al centro la grande Maestà di Guido da Siena, con le pareti laterali con due preziose tele raffiguranti la Madonna col Bambino tra i santi Gregorio, Giacomo, Girolamo e Sebastiano (Benedetto di Giovanni1483) e Santa Barbara con le sante Maria Maddalena e Caterina d’Alessandria, capolavoro di Matteo di Giovanni (1479). Segue una cappella con un crocefisso ligneo.                      

Terminata la visita della chiesa ci si dirigeva verso la chiesa del Crocefisso                                                   

Chiesa del Crocefisso La zona della Conca di Vallechiara, ricca di acque, era abitata da numerosi lavoratori di lana, che avevano le loro abitazioni, i laboratori e la tintoria. Tra questi vi era anche il padre della futura santa Caterina. Il Comune acquistò l’abitazione e altri edifici annessi per costruire un santuario subito dopo la canonizzazione di Caterina (1461).  Entrando nel neorinascimentale portico, al terzo ordine sulla destra, ci si trova davanti l’ingresso della chiesa del Crocefisso. Una suora posta all’ingresso ci ha sbarrato la strada e, prima di ammetterci al suo interno, ci ha dato alcune prescrizioni di comportamento. Silenzio per rispettare la sacralità del luogo, scorrere in fila lungo il percorso in senso antiorario. Ben avvezzi alla visita di luoghi sacri il gruppo dei Soci si è attenuto scrupolosamente alle indicazioni. La tradizione indica che la chiesa è stata costruita sull’orto della famiglia Benincasa, per ospitare il Crocefisso miracoloso dal quale, Caterina, ricevette le stimmate nel 1375. Il Crocefisso è collocato nell’altare maggiore, entro una cornice dorata, fiancheggiato da sportelli cinquecenteschi dipinti da Bartolomeo Neroni con le immagini di Santa Caterina e San Gerolamo. La chiesa contiene varie tele seicentesche, raffiguranti scene della vita della santa. Nel presbiterio varie tele, fra le quali, l’Estasi di santa Caterina, Santa Caterina scrive ispirata da san Giovanni Evangelista e san Tommaso d’Aquino di Giuseppe Nicola Nasini (1701). La volta, sempre del Nasini, con la glorificazione di santa Caterina (cupola), stigmatizzazione (altar maggiore), salita al cielo (presbiterio) e assunzione in paradiso (navata).  Di fronte alla chiesa del Crocefisso si trova l’oratorio Superiore o “della Cucina”, in origine il locale era la cucina della famiglia Benincasa, che mantiene, sotto l’altare maggiore, i resti del focolare, sui cui tizzoni ardenti Caterina cadde in estasi rimanendo illesa. Tutto l’ambiente è stato ampliato, inglobando locali adiacenti, e contengono numerose tele dedicate alla vita della santa e a beati e santi.                                                       

Scendendo una ripida scala, si accede ad un altro oratorio con tele ottocentesche (Franchi e Marinelli) sempre raffiguranti la vita della santa. Scendendo ancora si raggiunge l’oratori della “tintoria” così chiamato perché era il luogo ove c’era la tintoria del padre di Caterina.                                                                      Uscendo e riprendendo la strada che costeggia l’edificio si passa davanti a un bel porticato, che ha al suo interno le vasche piene di acqua corrente che in tempi passati davano vita a tutti i laboratori di cardatura e tintura delle lane.                                                                                                                                                       Ora di Pranzo La mattinata era volata via, anche perché il forte ritardo con il quale eravamo giunti a Siena, e che ci aveva già fatto cambiare la sequenza prevista della visita, e anche per l’ora concordata con il ristorante, ci richiamava a rispettare la sosta prandiale. Il cielo nel frattempo si era fortemente coperto e minacciava un temporale, che poi in effetti si è avuto nel prosieguo della giornata. .             

Pomeriggio Il Pullman ci portava un poco più vicino alla zona da visitare, ma comunquesemprelontani da ciò che si doveva visitare. D’altro canto le città a struttura medievale e le grandi città, hanno questo problema insuperabile. Ormai il tempo faceva presagire, che da lì a poco, ci sarebbe stata la pioggia, che inizialmente era pioggerella e poi si è manifestata in tutta violenza e soprattutto senza intervalli. Avviandoci verso Piazza del Campo abbiamo avuto modo di ammirare alcuni palazzi storici: Palazzo Salimbeniè in stile gotico, situato nell’omonima piazza, appena fuori Via Banchi di Sopra nel Terzo di Camollia. L’edificio, legato ad un’antica famiglia mercantile senese, ospita attualmente la sede principale della Banca Monte dei Paschi di Siena, una delle banche più antiche del mondo. Nell’omonima piazza, che ospita il Palazzo la fusione di stili architettonici diversi ha trovato un’armonia unica, come un’opera d’arte da percorrere passeggiando: Palazzo Tantucci, risalente al Cinquecento e Palazzo Spannocchi, datato 1470, circoscrivono la piazza che è stata ridisegnata dall’architetto e designer Pierluigi Spadolini, che venne incaricato dal Monte dei Paschi di Siena nel 1959 del rinnovamento dell’immagine e del restauro conservativo complessivo. Palazzo Tolomei, famiglia senese, s’insediò in Italia a seguito della venuta di Carlo Magno e, nella città toscana, fu tra le prime a distinguersi nell’arte del cambio, divenendo una potente famiglia di banchieri, proprietari di torri e castelli nei territori tra la Montagnola senese e la Maremma . Appartenente a questa famiglia fu Pia dei Tolomei, citata da Dante nel V canto del Purgatorio, in cui si racconta la sua morte ad opera del marito, che gettò la donna da una finestra del suo castello, in Maremma. In questa zona di Siena, all’epoca fuori dalle mura, la famiglia possedeva nell’XI e XII secolo un castellare, che ne testimonia la già raggiunta ricchezza. Il primo palazzo fu edificato a partire da prima del 1205; data che ne fa la più antica residenza privata, sopravvissuta a Siena, sebbene poi venisse rifatto nei soli piani superiori dopo il 1267, in seguito alla distruzione quasi completa dell’edificio ad opera dei Ghibellini. La ricostruzione fu eseguita fra 1270 e 1275. Nel 1277 la residenza dei Tolomei subì un incendio, che però non compromise il palazzo, che oggi è frutto di un restauro del 1971 e sede della Cassa di Risparmio di Firenze.  Si giunge così a Piazza del Campo dai senesi definita il Campo, è la piazza principale della città. Unica per la sua forma a conchiglia. Rinomata per la sua bellezza e integrità architettonica e per il Palio che vi si svolge due volte l’anno. La sua origine sembra fosse per consentire il deflusso delle acque piovane, essendo considerato terreno bonificato. Poi lo spazio fu utilizzato per i mercati. La piazza si trova nel punto nodale,come luogo di sutura fra la Sena vetus, il nucleo romano, e i due sobborghi principali di Camollia e di san Martino sorti lungo la via Francigena. Il governo di Siena emanò via via leggi con la finalità di uniformare le facciate e di allineare il profilo e il perimetro dello spazio. Fra le cose d’ammirare vari Palazzi di notevole bellezza.  Palazzo Sansedoni, il più notevole degli edifici privati affacciati sulla piazza che presenta la facciata curvilinea che segue l’andamento della piazza. Il Palazzo d’Elci prospetta su Piazza del Campo e da uno dei suoi terrazzini al primo piano, si è praticamente a pochi metri sopra la “mossa”, vale a dire il punto di partenza della corsa del Palio.                                                                                                                                                                      Palazzo del Comune  La visita ha praticamente inizio entrando nel Cortile chiamato “entrone” dove i cavalli, che partecipano al Pali, sostano prima d’entrare in piazza per il Palio. Da qui si entra nel Museo Civico che occupa grandissime sale che ospitano famose opere d’arte. Sempre dall’ ”entrone” si può accedere anche alla Torre del Mangia. Al primo piano si trova la  Sala del Mappamondo fatta creare dal Governo dei Nove. Nella sala si riuniva il Consiglio della Repubblica di Siena e prende tale nome dal grande mappamondo girevole recante una tela di Ambrogio Lorenzetti che raffigurava la mappa del mondo fino ad allora conosciuto, con in particolare riferimento ai possedimenti della Repubblica di Siena. L’opera è oggi perduta, rimangono solo i segni di dove l’opera era istallata. Si trovano inoltre le tele di Simone Martini il” Guidoriccio da Fogliani all’assedio di Montemassi” e la “Presa del castello di Giuncarico” di Duccio di Boninsegna. Inoltre sono visibili altre decorazioni e una galleria dei più venerati santi di Siena.  Si passa in una prima sala nella quale troviamo il dipinto di Simone Martini “Maestà” dove campeggia la Vergine in trono con Cristo che regge un cartiglio a monito degli uomini che si riunivano in quella sala, “diligete iustitiam qui iudicatis terram” Da ciò possiamo dire che parte la narrazione nella sala successiva. In una grandissima sala si trova il ciclo di affreschi sugli “Effetti del Buon Governo e del Cattivo Governo in Città e Campagna” dei fratelli Lorenzetti (1338-1339) considerata la prima opera “laica” nella storia dell’arte, che doveva ispirare i governanti della città. Una prima tela con una figura femminile, una regina vestita di porpora e d’oro con una iscrizione con le stesse parole del Martini, Sopra di lei la sapienza divina che regge la bilancia per la giustizia. Quale effetto si ottiene e ciò che si percepisce nell’affresco, una città bellissima con effetti sulla comunità. Si vedono persone che lavorano: tessitori, venditori, contadini e pastori. Si osserva una sposa con il corteo nunziale. Immagini parlanti che prospettano prosperità per effetto del buon governo e di bene comune. Poi le immagini del cattivo governo con la situazione completamente ribaltata. Si parte dalla Giustizia spogliata delle vesti, piangente e legata. Al bene comune si sostituisce un tiranno ed ognun nella comunità cerca il bene proprio, è raffigurato con attributi demoniaci. A guidarlo sono avarizia, vanagloria e superbia. A circondarlo sono i sei vizi capitali, in opposizione alle sei virtù. Vi è l’opposizione alla bianca figura della pace una nera figura della guerra. Il tiranno poggia i piedi su un caprone simbolo della Lussuria.  Gli effetti sulla città sono opposti a quelli del buon governo. Regna la decadenza, la rovina. I soldati distruggono quanto trovato e a lavorare sono coloro che fabbricano armi. La distruzione e la desolazione gravano sulle campagne. Troviamo una figura demoniaca con un cartiglio con lo scritto “per volere il bene proprio in questa terra sommesse la giustizia a tirannia”. Ancora troviamo la sala del Risorgimento con la raffigurazione dell’incontro tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II a Teano. Proseguendo per una scala ripida si giunge alla Loggia dei Nove. Una loggia panoramica, rivolta a sud dove i nove che governavano la città potevano ammirare i possedimenti di Siena fino all’orizzonte, dando la sensazione di dominare il mondo (a nord il dominio della nemica Firenze arrivava a pochi chilometri da Siena). Vi è inoltre la Cappella che contiene un ciclo di cinque affreschi di Taddeo di Bartolo dall’Annuciazione, posta sopra l’altare, alle quattro grandi scene poste sulla parete sinistra che raffigurano: il congedo dagli apostoli, la Morte della Vergine, i funerali della Vergine, l’Assunzione. Finita la visita ci si avviava sotto la pioggia battente verso il Duomo attraversando il Campo e lambendo la fontana pubblica più importante della città. Venne accolta con esultanza dalla cittadinanza e dalla gioia procurata dallo sgorgare delle acque derivò l’appellativo di “Gaia”. I rilievi scultorei furono commissionati nel 1409 a Jacopo della Quercia. Il materiale fatto di marmo senese, non molto resistente, necessitò nel 1859 la sostituzione con una copia realizzata nel più duraturo marmo di Carrara. I rilievi originali, molto danneggiati, sono stati restaurati e si trovano oggi nel Museo di Santa Maria della Scala. L’ingresso in Duomo, luogo di grande presenza di opere d’arte ed essa stessa edificio monumentale, vissuto da credente e da persona che cerca anche nella grandiosità dell’edificio una elevazione spirituale, dà l’impressione di entrare in un qualsiasi luogo espositivo a pagamento. Capisco la necessità di recuperare quanto possibile i denari per la sua manutenzione e conservazione, ma l’effetto, di puro credente, è stata per me un colpo notevole. Poi quando ci si comincia ad ambientare, e a dimenticare il senso religioso, si è presi da un vortice di meraviglie ed occorre un poco di tempo per dare ordine ad una visita sistematica e comunque parziale a causa di tutto quanto c’è da vedere e imprimere nella mente.                                                                                                                   Duomo                                                                                                                                               Il Duomo di Siena, ufficialmente cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta, è il principale luogo di culto cattolico, sede episcopale. Costruita in stile romanico-gotico italiano. Nel 1227 risultano le prime spese per l’acquisto di marmi bianchi e neri, e via via negli anni successivi vengono annotati acquisti vari sempre attinenti il Duomo. Anno 1259 arredi coro, 1263 piombo per la copertura della cupola. Una cronaca dell’epoca informa che nel 1284 avviene la posa della prima pietra della facciata. Nel 1313 venne terminato il campanile, alto circa 77 metri, Nel 1317 fu terminata la facciata ed iniziarono i lavori di ampliamento nella parte orientale, con l’aggiunta di due campate nel coro e di una terza navata nel transetto, e di una campata per ciascuno dei due bracci del transetto. Fu anche innalzata la navata centrale, per adeguarla alla facciata appena terminata. Nell’attuale edificio l’esagono sotto la cupola non è più il centro della chiesa come era prima dell’ampiamento. Ma i lavori di ampliamento subirono una brusca interruzione nel 1339, immaginato per dare a Siena nel massimo splendore, un duomo che fosse all’altezza della città. Si pensò di ampliarlo in modo tale, che l’attuale corpo longitudinale diventasse solo il transetto e la facciata orientata a sud, in posizione molto più avanzata rispetto all’antico edificio. A causa della peste del 1348 e di alcuni crolli strutturali si decise di interrompere i lavori. Rimasero a dimostrarne il fallimento dell’ampliamento, la facciata incompiuta (il cosiddetto “facciatone” e i basamenti per le colonne. 

La chiesa è sopraelevata su una piattaforma di undici gradini ed è a croce latina con tre navate, la cupola esagonale.  La facciata in marmo bianco con decorazioni in rosso di Siena e serpentino di Prato. A causa del lungo periodo costruttivo e agli interventi di vari progettisti, si possono notare; la facciata inferiore in stile romanico-gotico e la parte superiore in stile definito gotico fiorito (indubbiamente influenzò lo stile della cattedrale di Orvieto). Il campanile in stile romanico è a fasce bianco e verde con sei ordini di finestre.  L’interno presenta tre navate e un transetto diviso in due navate e un vasto coro. La crociera del transetto è esagonale, sormontato da una audace cupola, fra le più grandi dell’epoca. Le volte sono a crociera decorate da un azzurro stellato. Due magnifici rosoni sono presenti in controfacciata e sul coro. Tutta la struttura interna è dominata dalla bicromia bianca e nera, riferimento ai colori dello stemma di Siena. La controfacciata presenta un rosone, con una grande vetrata, raffigurante l’Ultima Cena. Due acquasantiere all’inizio della navata centrale, in marmo bianco di Carrara opera pregevole del Federinghi, hanno un complesso significato allegorico, se analizzate insieme.  Quella di destra, la caduta dell’uomo che, con il peccato originario, è precipitato dalla grazia di Dio. L’altra, mostra il riscatto dell’uomo, che anche in terra, può trovare i segni della grazia di Dio. La cupola e la base esagonale, è a cassettoni a fondo blu e stelle in rame dorato. Le sei statue sotto i pennacchi della cupola, raffigurano sei santi senesi: fra questi Ansano, Caterina da Siena, Bernardino.                                                                                        

L’interno presenta una pianta a croce egizia con unica navata a capriata a vista. La pianta è quella tipica cistercense che era un modello architettonico degli ordini mendicanti, quindi creare un ambiente di dimensioni estese, adatto alla predicazione a numerosi fedeli ed eliminando gli eccessi decorativi. Finestre gotiche con vetrate. Nella parete di destra della navata si apre la pregevole Cappella di Santa Caterina che conserva la testa-reliquia e presenta una scrigno di arte rinascimentale, accessibile dalla controfacciata della chiesa tramite due ampie arcate, sopraelevata rispetto al pavimento della basilica. Era il luogo di preghiera delle terziarie domenicane dette Mantellate. In questa cappella Santa Caterina ricevette la tunica della Mantellate, fu vista più volte in estasi e disse di aver recitato più volte i Salmi insieme a Gesù Cristo.                                                        Notevole nella parete di fondo l’affresco raffigurante Caterina e una devota, autore Andrea Vanni che essendo discepolo della santa, ebbe più volte occasione di vederla, e quindi si ritiene veritiero l’immagine della santa. Tutte le tele descrivono episodi della vita della santa, Canonizzazione della santa (Preti 1672-1673). Santa Caterina dona l’abito a Gesù in veste di pellegrino e Gesù restituisce alla santa la crocetta che aveva ricevuta da lei in veste di pellegrino (Gambarelli 1602). Ancora l’Apparizione di Caterina a Santa Rosa da Lima che lavora al tombolo (Burbarini XVII secolo) e ai lati Morte di Santa Caterina che recita l’uffizio con Cristo (sempre Gambarelli 1602). Nella parete di sinistra della navata si trova una Adorazione del Bambino (Francesco di Giorgi) con lunetta (Matteo di Giovanni) e predella (Bernardino Fungai). Altre tele e al terzo altare Sant’Antonio Abate che libera un’indemoniata (Manetti 1628) con quindici piccoli pannelli con i misteri del Rosario (Sodoma XVI). Nella parete destra della navata si trova l’Apparizione della Vergine al Beato Gallerani (Volpi 1630), la Natività della Vergine (Casolari 1585) e una teca contenente reliquie di Santa Caterina.                                                Oltre la Cappella di Santa Caterina, troviamo il Martirio di san Sebastiano, santa Caterina, san Sigismondo, san Vincenzo Ferrer e Dio Padre.   La Cappella di Santa Caterina voluta nel 1466 da Niccolò Bensi per custodire la reliquia della testa della santa, che era stata separata dal corpo esanime, dal confessore della santa, all’indomani della sua morte,  (beato Raimondo da Capua). Fu portata a Siena nel 1384 per accogliere la richiesta dei senesi. Al centro della cappella si trova un altare marmoreo scolpito da Giovanni di Stefano nel 1469 per custodire la testa-reliquia dietro una graticola in un piccolo reliquario neogotico a forma di tempietto. Gli affreschi sono opera di Sodoma e Vanni. Il pavimento in tarsie marmoree quattrocentesco di Francesco di Giorgio. Navata sinistra: Primo altare, pala con i Santi Quattro Coronati; secondo altare, Cristo con i santi Giacomo e Filippo; terzo, Adorazione dei Magi.  Segue l’altare Piccolomini, commissionato da Todeschini Piccolomini, poi papa Pio III, con lo scopo di dedicare una grandiosa opera artistica allo zio papa Pio II. L’ultimazione dell’altare subì ritardi per varie vicissitudini, fino a che un giovane Michelangelo, realizzò quattro statue per le nicchie inferiori, San Pietro e San Pio, a sinistra, e San Paolo e San Gregorio Magno, nella destra. Segue la Libreria Piccolomini, fatta costruire da Francesco Todeschini Piccolomini (Pio III), per il ricchissimo patrimonio librario, ricavata da alcuni ambienti della canonica. Ivi si trova l’incoronazione di Pio III dipinto dal Pinturicchio e anche altre opere.                                                                                       

Navata destra: Primo altare, pala con San Gaetano del Canuti; secondo altare, Estasi di San Gerolamo del Mazzuoli: terzo altare, Estasi di San Francesco di Sales del Vanni; quarto altare, Sposalizio mistico di Santa Caterina da Siena di Pier Dandini. Alla fine della navata, sopra la porta che conduce al campanile, i frammenti rimontati della tomba del vescovo di Pienza Tommaso del Testa Piccolomini. Nel transetto di sinistra, a due navate, davanti la cappella del Battista, si trova il monumento sepolcrale di Fra’ Marc’Antonio Zondari, Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta, ritratto in ginocchiato in direzione della cappella del Battista. Nel transetto si trovano anche le statue di due papi senesi Pio II e Pio III. La Cappella di San Giovanni Battista per la conservazione della preziosa reliquia del Santo. In stile rinascimentale per conservare la reliquia del braccio destro del santo, donato alla Città di Siena da papa Pio II, affrescata da Pinturicchio. La cappella, a pianta circolare, è coperta da una cupola semisferica. E’ priva d’altare e all’interno si trova un pozzetto per la conservazione dell’acqua battesimale. Nella nicchia centrale vi è la celebre statua bronzea di San Giovanni Battista scolpita da Donatello nel 1455. La cappella dedicata a sant’Ansano si trova nel transetto sinistro, vicino all’ingresso della sagrestia. Sull’altare è esposto un reliquiario con ciò che resta del corpo di sant’Ansano, martire e patrono di Siena. La tela sull’altare raffigura Sant’Ansano di Francesco Vanni, che battezza i senesi ed è una delle tele più preziose del Duomo. Non meno pregiata la lastra tombale bronzea di Donatello in onore del vescovo di Grosseto Giovanni Pecci. Il transetto destro ha una doppia navata, vi sono le statue di altri due papi senesi, Alessandro VII e Alessandro III, la prima fu realizzata su disegno di Gian Lorenzo Bernini e scolpita da Antonio Raggi. A fianco della parete del campanile si trova la cappella della Madonna del Voto e sotto la cantoria si trova un Crocefisso di Massimo Lippi, ed ancora numerose pietre tombali di vescovi e canonici. La cappella della Madonna del Voto fu costruita in stile barocco dal tedesco Schor su disegno di Gian Lorenzo Bernini. Nel suo interno vi è la statua di Maria Maddalena e San Girolamo realizzate dal Bernini, collocate in due nicchie ai lati dell’uscita. Le altre due statue ai lati dell’altare raffigurano San Bernardino e Santa Caterina da Siena scolpite da Raggi e Ferrara. La cappella di proprietà dei discendenti della nobile famiglia senese Chigi, fu ceduta al Capitolo Metropolitano. All’angolo tra il transetto destro e il presbiterio si trova la Cappella del Santissimo Sacramento e occupa una campata. La pala dell’altare è una tela raffigurante l’Adorazione dei pastori di Alessandro Casolari (1594). Sulla parte destra della cappella cinque pannelli scolpiti a bassorilievo raffiguranti i Quattro Evangelisti e al centro San Paolo.    Coro e absidehanno trovato la sistemazione attuale in tempi successivi, mentre il pulpito venne collocato nel 1532 insieme al rifacimento dell’altare maggiore, ma solo nel 1608-1611 venne affrescato l’intero coro. Le otto statue bronzee (quattro per lato) che adornano i pilastri del coro, sono l’ultima opera del pittore Domenico Beccafumi (1547-1551). Il pulpito fu realizzato da Nicola Pisano nel 1265, è uno dei gioielli del Duomo, nonché una delle opere scultoree più importanti dell’arte del duecento italiano. Presenta una pianta ottagonale e una struttura architettonica mossa e articolata con rilievi e statuine a tutto tondo al posto delle colonne. Tutto il pulpitoè adornato da figure che rappresentano le arti liberali e la filosofia nonché le virtù teologali cardinali e la logica. Sui pannelli scene di vario contenuto: visitazione e natività, Adorazione dei Magi, Presentazione al Tempio e Fuga in Egitto, Strage degli Innocenti, Crocefissione, Giudizio Universale, gli Eletti, Giudizio Universale, i Dannati. Sugli spigoli ci sono figure che sporgono maggiormente rispetto alle figure dei pannelli. La scala e il ponte di accesso furono scolpiti da Bernardino da Giacomo nel 1536.                                                                                                                

Gli affreschi dell’abside e la parte sottostante sono affrescate da Domenico Beccafumi ma a causa del terremoto del 1798 è mutata tutta la rappresentazione e divenne l’Adorazione del Sacramento (Mazzuoli) e l’affresco centrale venne rimpiazzato con la pala d’altare raffigurante l’Assunzione della Vergine che Bartolomeo Cesi aveva dipinto per la vicina certosa di Maggiano. Bellissimo il coro ligneo consistente in trentasei stalli decorati da vari maestri. L’altare maggiore, in marmo policromo, fu progettato e realizzato a partire dal 1530 da Baldassarre Peruzzi e, alla sua morte, da marmisti e scalpellini che rispettarono comunque il progetto. L’alto ciborio eucaristico in bronzo posto al centro, è opera pregevole del Vecchietta (1467-1472). Sopra il coro vi è una copia realizzata dal pittore Francesco Mori della celeberrima Vetrata del Duomo di Siena di Duccio Buoninsegna, vetrata policroma realizzata dall’artista nel 1287-1288, attualmente nel museo dell’Opera della Metropolitana: si tratta della più antica vetrata istoriata conosciuta di manifattura italiana. Il grande occhio centrale misura 5,6 metri.                                                              

Il pavimento del Duomo merita una particolare attenzione. Vi sono rappresentate scene attinenti eventi di varia natura. Il tutto con commessi marmorei opera unica nell’arte italiana per ricchezza di inventiva, vastità e importanza dei nomi che vi hanno collaborato. Diviso in 56 riquadri mostra rappresentazioni con un disegno tematico omogeneo. La Rivelazione tramite la Scrittura, in parte alterato per la lunga vicenda esecutiva. I riquadri più antichi sono della seconda metà del trecento. Fino agli ultimi ottocenteschi, dovuti a più di quaranta artisti quasi tutti senesi. Spiccano i nomi di Francesco di Giorgio, Pinturicchio, Sassetta, Neroccio di Bartolomeo de’ Landi, Antonio Federighi, Urbano da Cortona e soprattutto, Domenico Beccafumi, artefice di ben 35 scene, innovando profondamente il genere. Tutte le scene sono state restaurate nei secoli per ovviare all’usura. Cito alcune delle meraviglie molto bene fotografate dalla nostra Socia Sandra Peretti, la lupa senese, patto tra Elia e Acab, Sibilla Eritrea, Sibilla Delfica, Ruota della fortuna. Merita attenzione l’organo Tamburini, è a trasmissione elettrica, 72 registi, la sua consolle è mobile, quattro testiere di 61 note ciascuna.                                        Terminata la descrizione della visita mi permetto una considerazione logistica. Entrare, come dicevo all’inizio, nel Duomo e dover pagare crea uno strano stato d’animo che rapidamente si supera, perché si rimane colpiti dalla magnificenza e dalle tante cose da vedere. Qui però viene da pensare, se è, come è, un vero museo da visitare, non è possibile che non ci sia la possibilità di trovare un posto dove sedere o per riposare o per meditare o per vedere con più tranquillità alcune meraviglie. Tutti i banchi, gli inginocchiatoi e tutto ciò che poteva essere adibito a sosta era scrupolosamente relegato in spazi circoscritti ed impossibili da raggiungere. Forse pensano che i visitatori possano bivaccare all’interno della chiesa? Ma soprattutto pensano che i turisti siano composti da baldi giovani che passano davanti alle meraviglie d’arte senza sostare. E le persone mature per non dire di età avanzata che fine gli facciamo fare? Non c’è Museo che pagando il biglietto non ti offra la possibilità di sedere, per meditare, vedere e riposare.                                                                                                                                 Ritorno al Pullman sempre sotto la pioggia, che ci attendeva, implacabile all’uscita del Duomo, ripercorrevamo la strada già fatta in mattinata, chi con passo deciso e chi arrancando si giungeva al Pullman. Anche qui va precisato che occorre prevedere una persona che chiuda il gruppo dei Soci in visita. E’ vero che tutti hanno preso nota del numero telefonico del cellulare della Direttrice, ma sarebbe meglio, come per il passato un incaricato a garantire un fine fila che possa dare sicurezza che nessuno sbagli strada e comunque non si senta abbandonato.  Costatato che tutti erano a bordo si partiva per Spoleto. Il viaggio di ritorno si svolgeva senza intoppi e come avvenuto in mattina si procedeva alla discesa prima alla passeggiata poi le logge ed infine Piazza Vittoria.                  

 Per quest’anno è tutto, buone vacanze e ci vediamo il prossimo Quarantesimo Anno Accademico!

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